Norvegia. Diario di viaggio. Seconda parte

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Norvegia. Diario di viaggio. Seconda parte

Da Bergen ai fiordi

Quando fai un viaggio a piedi, per la maggior parte del tempo, cammini. Sembrerà una verità scomoda… Ed infatti lo è (sempre per il solito problema dei 20 kg sulle spalle. Nota per il prossimo viaggio: anche 15 calzini sono troppi). Le distanze si moltiplicano e il solo pensare di andare al bagno diventa un calcolo. La mattina inizia sfidando le famose scale, e questa volta con zaini in spalla. Sopravvivere mi ha preparato a quello che stava per accadere. Le strade di Bergen, sotto la fresca pioggia mattutina, sono rigeneranti. Un autobus ci aspetta per portarci alla nostra prima coincidenza: un traghetto a Gudvangen per il nostro primo fiordo.

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Viaggiare in autobus è relativamente comodo. Questo è un viaggio fotografico, come sempre, ma devi iniziare a cambiare punto di vista. Non più fermarsi nei posti giusti, come un viaggio in macchina ti permette di fare, ma sperare che l’autista, alla prossima curva, rallenti abbastanza da permetterti di fare una foto. Poi c’è il vetro dell’autobus: Avrò fatto circa 600 foto, e sembrano tutti selfie. (per chi non ci arriva: vetro, riflessi. No?) Adattarsi. Sicuramente, mi dico, il traghetto mi lascerà più margine di manovra.

Così è. Capisco cosa c’è di bello in Norvegia. Questo contrasto tra acqua e montagna, cascate a strapiombo e odore di wurstel che aleggia anche in mezzo al mare. Se non fosse stato per il meraviglioso spettacolo, avrei iniziato a mordicchiare il ponte della nave pensando fosse un enorme salsiccione con patatine e cipolle.

I fiordi sono belli come dicono… Mi sono messo a giocare con i gabbiani e quella poca luce che ogni tanto faceva capolino tra una nuvola e l’altra. Il viaggio fino a flam è stato lento e deciso. Arrivati al piccolo porto, avverto la presenza del dio denaro. Una cittadina di pochissime case costruita intorno ad un treno che per percorrere 20 km, devi aprire un mutuo in una delle loro banche con cassieri dai cappelli vichinghi e dalle mutande con corna di renna. (e non sto scherzando.. Hanno davvero mutande con corna di renna. Pregasi leggere la Lonley Planet) Desistiamo.

Il nostro hostello è una casetta di legno rialzata con letto sotto al tetto. Ovviamente non hanno le lenzuola, ma con me ho il sacco-lenzuolo (non credo esista qualcosa di così meraviglioso come il sacco-lenzuolo). La casa è tanto carina (e potrei continuare con il ritornello di una vecchia canzone).. Ma qualcosa manca effettivamente: il bagno. Bagno che è all’esterno della graziosa casina. La mia mente, viaggia all’indomani mattina… Ma.. Per ora, questo problema, lo lascio al me del futuro. Passiamo il resto della giornata divisi tra un piccolo fiume e il supermercato, attrazione fissa di ogni città che visitiamo. Non scendo nei particolari di come sia complicato trovare dello zucchero, o di quanto costi un litro di latte, ma se dovete fare un viaggio in Norvegia, fatelo coincidere con una possibile dieta.

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