Dal 26 al 29 maggio è andato in scena al teatro dell’Angelo di Roma Non ce la faccio più di Annalisa Castelli.
Liberamente tratto da Bianco, rosso e Verdone di Carlo Verdone, lo spettacolo punta a riproporre lo storico capolavoro dell’attore romano sotto una formula teatrale aggiungendo, oltre all’aspetto comico, una componente musicale, sia canora che danzata.
La storia la conosciamo tutti ma, per i più giovani, la si può facilmente riassumere.
Periodo infuocato in Italia. I cittadini sono richiamati ancora una volta a votare per decidere chi dovrà guidare un paese ancora diviso da stereotipi e regionalismi duri a morire.
In questo scenario seguiamo le vicissitudini di tre differenti protagonisti, Furio il pignolo logorroico, Pasquale il silenzioso emigrato e Mimmo l’eterno bambino, nel loro viaggio verso Roma dove, spinti dalla propria coscienza civica, avranno finalmente modo di adempiere al loro dovere di cittadini.
Proprio nei protagonisti si trova uno degli aspetti più positivi dello spettacolo.
Nonostante le performance degli interpreti di Mimmo e Pasquale siano state ottime sotto ogni punto di vista, ad averci fatto innamorare è stato sicuramente il personaggio di Furio.
L’abilità con cui ripropone la mimica, i movimenti e la parlantina di Verdone non possono non lasciare di stucco riuscendo a colpire, per le somiglianze, sia lo spettatore che ricorda il film originale sia l’inesperto che non potrà non ridere di fronte all’assurdità del personaggio.
Nonostante musiche, coreografie ed interpretazioni riescano ad aggiudicarsi dei voti più che positivi, purtroppo lo spettacolo non raggiunge mai un vero e proprio climax rimanendo costantemente monotono.
Questa sensazione e pecca è dovuta probabilmente ai continui cambi di scena che, sebbene ovviamente necessari alla rappresentazione, risultano eccessivamente lenti e troppo dannosi per il mantenimento del ritmo e dei tempi comici della rappresentazione.
Se la Castelli fosse in grado, e con le sue capacità siamo sicuri che lo sia, di accorciare i tempi morti e di rispettare un ritmo più serrato e veloce, siamo sicuri che il risultato finale sarebbe uno spettacolo che nulla avrebbe da invidiare all’opera da cui prende ispirazione.