Ultimo appuntamento con la rassegna del Teatro Indie curata da Alessandro Bardani e Francesco Montanari all’interno del nuovo Parioli Theatre Club. Dopo un’intera stagione di consensi è Francesco Foti con il suo one man show Niuiòrc Niuiòrc. Lo abbiamo incontrato e ci ha parlato dello spettacolo.

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“Le persone non fanno i viaggi. Sono i viaggi che fanno le persone” (John Steinbeck). E’ da questa considerazione che hai iniziato a scrivere questo testo?

In realtà è arrivata dopo, un po’ per caso. Mi ci sono imbattuto qualche anno fa ed era scritta sul muro di un piccolo locale che ha visto la primissima versione di questo spettacolo. Ho trovato che fosse una fantastica “sintesi”, come la mia idea della bandiera americana con i colori di quella italiana, ed è entrata di prepotenza anche nella locandina.

Niuiòrc Niuiòrc un one man show che è stato anche portato in scena nella Grande Mela. Come e quanto è diversa la reazione del pubblico italiano da quello americano?

Ricordo il debutto. Era il primo spettacolo della prima stagione del primo Festival di Teatro Italiano a New York “Inscena!”, quindi non avevo nessun metro di confronto. Non sapevo né se sarebbe venuto qualcuno, né se avrebbero seguito quella versione bilingue metà in italiano e metà in inglese e tanto meno se avrebbero gradito. Ero terrorizzato!
In realtà già il brusio prima dello spettacolo mi aveva un po’ tranquillizzato, poi mi hanno comunicato il sold out. Ed ho trovato il pubblico estremamente disponibile. Che non vuol dire “facile”, ma aperto, curioso, con la voglia di partecipare, di farsi sorprendere e, se soddisfatto, di non farsi problemi a regalarmi una magnifica standing ovation finale. Insomma, è andata così bene che la prima volta ho dovuto aggiungere un’altra data e dopo tre anni mi hanno invitato di nuovo a New York!

Un viaggio che parla di viaggio. Ma cos’è per te il viaggio?

Per me il viaggio è tutto. E non intendo solo il viaggio geografico, che è comunque importantissimo per scoprire, crescere, meravigliarsi… Parlo anche del viaggio in senso lato. La vita è un viaggio, leggere un libro o guardare un film sono viaggi, tuffarsi dentro un personaggio è un viaggio, assistere a uno spettacolo è un viaggio.
Se poi si parla del mio Niuiòrc Niuiòrc che è un viaggio nel viaggio, allora l’effetto è multiplo! Mai stare fermi, neanche quando si sta fermi! A Paternò, vicino Catania, per dire a qualcuno di aspettare un attimo si dice: “Muoviti fermo”. Anche quando si dorme si viaggia, nei sogni…

Un viaggio dentro New York e dentro il protagonista. Quanto è stato difficile, se lo è stato, scavare nel tuo animo?

Lo spettacolo, in larga parte autobiografico -ma non dirò mai cosa è vero e cosa è frutto di fantasia! (ride)-, nasce da una sorta di diario scritto durante un mio soggiorno a New York. Poi ho rielaborato il tutto, trovando una storia e un protagonista, che mi assomiglia parecchio. Più che difficile, scavare è stato faticoso, perché è stato un lavoro con molte fasi, che puntavano via via ad approfondire, affinare, cesellare e soprattutto “semplificare”, nel senso di eliminare il superfluo e puntare alla semplicità. Da qui la scelta di non avere “effetti luce” né retroproiezioni né scenografia, se non un fondamentale sgabello e il mio diario. Sono io che ricreo luoghi, personaggi, circostanze, stati d’animo…grazie anche alla colonna sonora che ho scelto personalmente e di cui sono molto orgoglioso!

E’ stato un percorso terapeutico. Ne sei uscito migliorato?

Ogni spettacolo, ogni film o serie tv, ogni personaggio sono terapeutici. Mi aiutano sempre a capire e scoprire qualcosa di me. Migliorato non so, sicuramente cresciuto. Questo è certamente il progetto in cui ho messo tutto me stesso e tutto quello che ho studiato e imparato in tanti anni: l’uso della voce e del corpo, la scrittura, la creazione di ambienti e situazioni, fino alla mia discoteca per la scelta delle musiche…

Ora è Niuiòrc Niuiòrc, ma ci saranno altri viaggi che ci racconterai?

Confesso: per un po’ ho pensato di farne un format e fare “Niuzìland Niuzìland” o “Tochio Tochio”, poi ho capito che la mia voglia di mettermi sempre in gioco e scommettere sempre su cose nuove non sarebbe stata d’accordo… Sto lavorando ad un paio di idee, ma il vero desiderio è trasformare davvero questo spettacolo teatrale che sembra un film in un film, che sembri forse anche un po’ uno spettacolo….

Attore di cinema e tv, ma anche impegnato su grandi palcoscenici. Ma Francesco Foti cosa preferisce?

Francesco Foti preferisce tutto (ride). Preferisce lavorare bene, per essere precisi, in qualsiasi ambito, che sia teatro, cinema, tv, radio, cabaret e chi più ne ha più ne metta. Difendo e lotto per la mia voglia e capacità di fare tutto e nel modo più diverso possibile (comico, drammatico, classico, moderno, etc), ma sempre alla ricerca del meglio.
Tutto ha la sua dignità, se fatto bene, come cerco di dimostrare in un altro mio progetto teatrale, “Venti Fotici”, ma magari di questo ne parliamo un’altra volta… (ride)

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