In scena al Teatro della Cometa dal 23 novembre all’11 dicembre lo spettacolo “Nessun luogo è lontano”, scritto e diretto da Giampiero Rappa.
Gli interpreti Alice Ferranti, Giampiero Rappa e Giuseppe Tantillo ci accompagnano abilmente nell’affannosa ricerca tragicomica di sé stessi tra orgoglio, amore e perdono.
Quando il sipario si apre lo spettatore entra in una baita isolata, rifugio di Mario Capaldini (Giampiero Rappa) un cinquantenne ex scrittore di successo.
Lontano, in questo luogo quasi irraggiungibile, quest’uomo scostante e cinico ha voltato le spalle al mondo, chiudendosi in una sconfinata solitudine, dopo aver rifiutato un importante premio letterario.
Svolge una vita solitaria e abitudinaria fino a quando la sua quiete non viene interrotta da una giovane e ostinata giornalista, Anna (Alice Ferranti) e poi dall’esuberante nipote, Ronny (Giuseppe Tarantino).
Anna vuole solo portare a casa la sua intervista dopo anni di silenzio del solitario scrittore, ma si deve scontrare con un uomo che difende con rabbia e timore la sua baita e la sua vita.
Un uomo impenetrabile che non si scalfisce nemmeno con l’arrivo del nipote che cerca disperatamente un posto dove rifugiarsi e un amico.
Ma ormai quello zio che non vede più da tempo ha costruito la sua fortezza inespugnabile. O forse l’ex scrittore di successo, inconsciamente, non aspetta altro che essere liberato dal suo isolamento?
Tra dialoghi pungenti, silenzi e sguardi, battute ironiche, parole non dette e quelle di troppo, la tensione aumenta fino a sfociare in dramma.
La musica è un interludio che mette in risalto le emozioni dei personaggi dopo gli accesi confronti.
Trepidazione e turbamento trovano spazio nella baita, e tra cene silenziose e confessioni davanti ad un camino che riscalda l’animo e il corpo, lo spettatore è accompagnato attentamente in una riflessione sulla natura dell’uomo, sulla rabbia e l’orgoglio che muovono tutta la storia.
Sentimenti che isolano l’essere umano in un luogo lontano, ma forse non troppo per scappare da sé stessi, dal proprio passato, da delusioni e sofferenze.