Arriva in Italia il 28 Gennaio Nel Cuore della Notte, secondo capitolo della trilogia che la scrittrice Rebecca West ha dedicato a La Famiglia Aubrey, edito ancora una volta da Fazi Editore. Il lettore ha così l’occasione di tornare a Londra e continuare a spiare le vite dei discendenti della famiglia e di tutti coloro che vi ruotano intorno.
La trama
La voce narrante è, ancora una volta, quella di Rose, che non è più una bambina e che, insieme alla sorella gemella Mary, ha vinto una borsa di studio per una famosa accademia che permette loro di proseguire il loro percorso artistico e musicale, che avevamo già avuto modo di vedere ne La Famiglia Aubrey. La sorella maggiore, Cordelia, nota stonata in una famiglia dove l’armonia musicale la fa da padrona, ha abbandonato il suo sogno di poter essere un’artista – nonostante l’indisponente determinazione della sua vecchia maestra di canto e musica – ed è convolata a nozze, ripiegando sè stessa su un’esistenza più simile a quella delle sue coetanee, ricoprendo con orgoglio il ruolo di giovane moglie.
E poi c’è Richard Quin, che da bambino amato e vezzeggiato da tutti ha finito col diventare un ragazzo abile nella seduzione, che sogna le grandi aule di Oxford e a cui nessuno riesce a resistere. Tuttavia, mentre i figli crescono, Clare, madre e spirito guida della famiglia si fa sempre più fragile, i suoi pensieri si assottigliano e la mancanza di suo marito – che scompare e riappare a suo piacimento già dal primo capitolo – non fa che aumentare la sua aurea di tristezza.
Intorno a questo nucleo familiare, fatto di speranze ma anche di dolore, troviamo la tanto amata cugina Rosamund, che studia per diventare infermiera, uno studio che si dimostrerà senz’altro fondamentale dal momento che, nelle placide estate della famiglia e nel loro gioco a diventare adulti, irromperà presto una forza soverchiante, quella contro cui non si può combattere. La guerra.
Lo Stile
Nel cuore della notte mantiene invariate le caratteristiche di scrittura che avevamo già avuto modo di apprezzare in La Famiglia Aubrey.Rebecca West ha uno stile elegante e una voce poderosa che, messa nelle mani di un personaggio come Rose, fa sì che il lento scorrere di una vita che sembra quasi monotona finisca col diventare interessante. Ancora una volta ci sono passaggi in cui è l’ironia a farla da padrone, e in cui lo sguardo di Rose si posa ora con gentilezza ora con sardonica crudeltà sui fatti della vita che la circondano e che la spingono a porsi moltissime domande.
Uno stile che sembra essere più adatto alla Rose di questo secondo volume, dato che nel primo la sua voce tanto potente sembrava vagamente esagerata per una bambina della sua età, come se Rose fosse nata – almeno sulla carta – per essere già adulta. Inoltre la West è molto abile nel lasciare, lungo la narrazione, appigli che riconducono al primo libro, al territorio narrativo che il lettore ha già percorso e nel quale si sente più a suo agio.
Un trucco stilistico, questo, che non solo serve ad aiutare il lettore a muoversi tra i cambiamenti dei personaggi, ma che soprattutto la West utilizza per sottolineare i cambiamenti dell’epoca che racconta: la nostalgia per le estati annoiate, per i Natali passati ad aspettare che le calze di riempissero sono vessilli di un tempo passato la cui distanza viene sottolineata dall’autrice ricorrendo alla memoria e al dolore legato ai ricordi.
Unica pecca…
L’unica pecca di questo romanzo – che ha dalla sua un finale che vi rimarrà in mente per giorni – è la lentezza con cui vengono narrati gli eventi. Lo stile di Rebecca West è sì ironico e coinvolgente, ma è uno stile che non può fare a meno di lunghe descrizioni e di digressioni che rallentano sicuramente il ritmo della lettura.
C’è da dire, però, che questo “difetto” è molto meno evidente in Nel Cuore della Notte rispetto a quanto non fosse in La Famiglia Aubrey. La scoperta dell’amore, l’inseguire i propri sogni, le lezioni e la guerra offrono un terreno fertile affinché l’azione non soccomba alla narrazione, di modo che la lettura abbia si qualche rallentamento, ma mai un vero freno.