Giuseppe Verdi ha 28 anni quando compone l’ opera che contiene l’aria più celebre di tutta la sua produzione artistica, il “Va pensiero”.
Il musicista di Busseto (Pr), arriva da un periodo terribile della sua esistenza. Sono appena morti entrambi i suoi figli e anche la giovane moglie, sposata appena quattro anni prima. La sua carriera artistica ha subito un clamoroso flop con l’opera Un giorno di regno. Verdi decide di smettere di scrivere musica per sempre.
Ma un libretto, Il “Nabucodonosor” di Temistocle Solera, gli fa cambiare idea. È il 1841 quando inizia a musicarlo e il 1842 sarà per lui un anno di svolta: il “Nabucco”, forma contratta del precedente titolo, trionfa, conosce inoltre Giuseppina Strepponi, sua futura compagna di vita.
Presentato nella splendida cornice della Reggia di Colorno, il “Nabucco” ha preso nuovamente vita all’interno delle manifestazioni estive della provincia di Parma con la IV° edizione della rassegna “Notturni in Musica alla Corte della Duchessa”. Il coro dell’Opera di Parma e l’ Orchestra Città di Ferrara hanno dato luogo ad una vera e propria magia, grazie alla direzione del M. Lorenzo Bizzarri. La regia di Eddy Lovaglio, essenziale, ma estremamente caratterizzante, ha accresciuto il valore artistico della rappresentazione, che ha catalizzato l’attenzione di un pubblico composto soprattutto da giovani.
Maria Simona Cianchi ha interpretato Abigaille, la figlia adottiva di Nabucodonosor, un ruolo difficilissimo che richiede grande potenza di voce e di temperamento, soprattutto negli acuti e agilità e sicurezza nell’affrontare i salti melodici.
Grande prova e capacità attoriale per il diciannovenne Dave Monaco, giovanissimo tenore nella parte di Ismaele. Il basso Paolo Bergo ha interpretato Zaccaria, ruolo che ha saputo trasmettere grazie alla sua grande esperienza e assieme a lui Carlo Maria Cantoni, baritono, veterano del ruolo di Nabucco.
Come dice la regista Eddy Lovaglio
Verdi all’epoca sottolineò la grandiosità biblica di Nabucco, anche se l’opera passò alla storia come opera risorgimentale, più che spirituale, poiché al tempo gli spettatori italiani potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Questa lettura fu soprattutto scaturita dal famoso coro –Va’, pensiero, sull’ali dorate-, divenuto un inno alla liberazione dall’occupazione austriaca. Una tematica fortemente attuale poiché si tratta di una storia senza tempo che può parlare anche agli spettatori di oggi, in un mondo in cui ancora una volta si colpiscono duramente i singoli così come i popoli