My romantic history al Teatro Libero di Milano
È un testo decisamente attuale quello che dal 17 al 21 novembre è andato in scena al Teatro Libero di Milano. La Compagnia Aria Teatro di Pergine ha rappresentato, senza sbavature, il testo di Daniel Craig Jackson: My Romantic History.
Non poteva essere altrimenti dato che l’autore, poco più che trentenne, racconta con un pizzico di amara ironia la vita, i pensieri e le paure dei suoi coetanei.
In scena foglie a terra, come i giorni che passano e le decisioni che vengono rimandate, grandi vetrate, quattro attori e molti più personaggi. Amy, Tom, sua mamma, sua nonna, i loro rispettivi fidanzati adolescenti, la collega impicciona e qualche amico del paese di origine, quel paese in cui ritorni per provare a ritrovare un equilibrio che la vita moderna della città ti toglie. Tutti personaggi bizzarri ma comunque ben caratterizzati, portati in scena da quattro bravi attori: Giuseppe Amato, Denis Fontanari, Alice Melloni, Paola Mitri.
I movimenti tipici di un lavoro di ufficio, ripetuti freneticamente, quasi a diventare tic, sono le prime scene del lavoro diretto da Chiara Benedetti. Un’alienazione che da il ritmo alla storia di Tom ed Amy, una storia che non è d’amore, ma di paure e precarietà.
My Romanitic History parla di Tom da poco assunto in ufficio. I primi giorni di lavoro, i primi approcci, i primi inviti e poi subito la rottura della quarta parete.
Tom, a cui un bravissimo Giuseppe Amato presta il volto, inizia a rivolgersi direttamente al pubblico. E’ diretto, inciso, coinvolgente, ironico a volte anche goffo. Parla della frequentazione con Amy, la collega del secondo piano. Le notti di sesso e contemporaneamente i ricordi con una sua ex, le richieste di affetto da parte di Amy, la sua voglia di avere un uomo accanto. Questi racconti vengono accompagnati dalla messa in scena di quello che viene raccontato e tutto sembra chiaro al pubblico. Tom indipendente, donnaiolo, irresponsabile non vede l’ora di togliersi di torno la povera Amy, il suo tempo lo ha fatto.
Ora bisogna farsi vedere con le altre, così capisce che è finita.
Ma, proprio nel momento in cui tocca a lei raccontare la sua versione dei fatti, tutto cambia. Lo spettacolo, che dapprima sembra procedere con lentezza, prende il suo vero ritmo, un ritmo diverso. Sarà il sarcasmo del suo tono, sarà l’ironia del racconto di Amy, portata in scena da una strepitosa Alice Melloni, e la seconda parte dello spettacolo dà agli spettatori la possibilità di guardare lo stessa storia da un altro punto di vista, quello femminile.
L’intento non è quello di far capire che gli uomini ragionano in maniera diversa dalle donne, (argomento a cui sono state dedicate diverse orpere letterarie e teatrali), l’obiettivo del testo di Jackson, che la Benedetti riesce bene a sottolineare, è che ogni cosa può cambiare se vista da un’angolazione diversa. Inoltre, quello che colpisce maggiormente, è l’attualità del racconto. Precarietà lavorativa e sentimentale, incertezze, delusioni, paure. Tutti sentimenti tipici delle generazioni dei trentenni di oggi. Tutte concentrate in un’ora e mezza di spettacolo, le emozioni tipiche dei giovani di oggi, vengono fuori da ogni personaggio. Ed qui che si riconosce la maestria della compagnia Aria Teatro: riuscire a caratterizzare perfettamente i personaggi, non solo nei movimenti, ma anche nel tono di voce, negli sguardi, nelle ossessioni.
Un lavoro riuscito che racconta uno spaccato della nostra società, quello spaccato con il quale gli adulti dovrebbero fare i conti o per lo meno sentirsi in colpa. Preparati ad una vita da lavoro fisso, da sentimenti fissi, i giovani di oggi, precisamente i trentenni, si trovano letteralmente allo sbando, soli, a fare i conti con i sogni che avevano, con quello che gli hanno detto che sarebbero stati, con le aspettative proprie e famigliari. Sogni spesso infranti in una società che giorno dopo giorno se ne lava le mani. Ma lo spettacolo dà comunque una speranza. Il futuro può riservare delle belle sorprese, basta deciderlo, basta volerlo.