Lo spettacolo “Misura per Misura“, di William Shakespeare, con Massimo Venturiello, debutterà al Teatro Della Pergola di Firenze il 4 dicembre e resterà in scena fino al 9 dicembre.
Con Massimo Venturiello e con Simone Toni, Roberto Petruzzelli, Francesco Grossi – iNuovi, Alessandro Baldinotti, Marco Morellini, Simone Faloppa, Luca Pedron – iNuovi, Camilla Diana, Federica Castellini, Federica Pizzutilo; regia di Paolo Valerio.
Una commedia cupa e attuale, immersa nell’attrazione del male e nella fascinazione dell’ambiguo. In scena un mondo fuori di sé, contagiato da un virus segreto che ammalia e ammorba la società e i rapporti.
Ne abbiamo approfittato per intervistare il protagonista di Misura per Misura Massimo Venturiello.
Con un background come il suo, direi che un’introduzione dello spettacolo da parte sua sia più che d’obbligo. Cosa può dirci?
La caratteristica principale di questo pezzo, che è anche il motivo per cui è stato scelto come spettacolo da portare a teatro, è la sua incredibile attualità nel mostrare come il potere può cambiare le persone.
Io, che interpreto il duca protagonista di tutta la vicenda, decido di lasciare la Vienna che ho gestito per anni e che oramai è consumata da una corruzione dilagante. Decido quindi di lasciare la situazione nelle mani di un mio vicario, estremamente razionale e dai valori morali inflessibili, sia nella speranza che questo possa riportare la città agli antichi splendori sia per vedere se il potere è in grado di corrompere anche il più retto degli uomini.
Travestito da frate resterò a guadare i risultati della mia scelta e la lenta discesa nella corruzione del mio vicario perché il potere, alla fine, è in grado di trasformare anche la persona più pura del mondo.
Quindi anche il vicario è condannato a rimanere influenzato da questo veleno?
Purtroppo sì e sarà un veleno anche molto veloce ad espandersi. Una delle prime cose che farà, infatti, sarà chiedere a una donna, che si era recata da lui per chiedere la grazia per suo fratello, di andare a letto con lui per vedere accettata la sua richiesta.
Sebbene alla fine il duca tornerà in possesso del suo potere, smascherando tutta la corruzione che si nasconde a Vienna, in realtà cambierà poco o nulla per la città dato che si tornerà all’inizio del circolo, con il duca al comando e la capitale austriaca contaminata dal malcostume.
Shakespeare sembra volerci comunicare che non importa chi è al comando, il potere comunque lo cambierà in peggio.
Anche per lei vale questo principio di ineluttabilità?
Beh da quello che vediamo tutti i giorni, si, vale lo stesso principio ancora oggi con la classe politica. Oramai manca totalmente la sostanza nei nostri dirigenti che hanno invece preferito sostituire i contenuti con la logica dell’apparire.
I politici moderni non hanno profondità e preferiscono non averne per poter vivere di una superficialità ben più efficace per convincere gli elettori e collezionare voti. E tutto questo è a causa della manipolazione e la contaminazione del potere sulla loro persona.
Per questo spettacolo si è ritrovato a lavorare con INuovi di Firenze, una generazione molto distante, per valori e cultura, rispetto alla sua. Anche loro vedono allo stesso modo il potere?
Intanto devo dire che il lavoro con loro è stato stupendo. È sempre bello vedere, nelle nuove generazioni, una professionalità e una dedizione allo spettacolo che troppo spesso manca nella “vecchia guardia”.
Per quanto riguarda la questione della loro visione del potere, la parte più bella nel preparare rappresentazioni simili è sempre quella delle prove.
Se l’ambiente è giusto e c’è un clima sereno nella compagnia, queste finiscono sempre per diventare un’occasione per discutere del testo e delle sue implicazioni. Con iNuovi è successo proprio questo.
In loro vedo una gioventù profondamente differente dalla mia. Noi eravamo più legati un’ideologia e a dei valori probabilmente più teorici che pratici mentre loro, al contrario, hanno sviluppato un pragmatismo e una visione della società meno astratta della nostra.
Ovviamente né le vecchie né le nuove generazioni possono sostenere la tesi che chiunque vada al potere diventi automaticamente un corrotto, altrimenti si andrebbe a generalizzare e a fare di tutta l’erba un fascio, però, al tempo stesso, nessuno di noi può negare che i tempi moderni, con la loro logica dell’apparenza, hanno portato alla luce delle contraddizioni figlie della corruzione del potere.