di Giulia Bornacin
(“Un commento a caldo” di Michele Albini)
“L’impero dei sensi di colpa” di Duccio Camerini.
Fanno sala ed entriamo nel delizioso ed accogliente spazio scenico del Teatro Millelire, in via Ruggero di Lauria, 22.
Troviamo i tre attori già posizionati, chi tra il pubblico, chi nel proprio luogo deputato, con imponenza e misteriosa inquietudine. Le loro bocche sono costrette da cerotti rossi e ciò fa pensare, visto il titolo, che appena se ne libereranno si scateni l’inferno… e invece no. Come le campane, intente nel loro lavoro, si alternano facendo sentire il loro canto, così gli attori si fanno largo tra di loro, spinti da quel senso di colpa che come un batacchio scava nel loro stomaco con la frenetica speranza di trovare una via d’uscita.
Raccontano la loro storia: lei, Amelia (Priscilla Baldini), compagna di Tiberio (Henry Bartolini) insegnante di greco e latino, si invaghisce di Rino (Alessandro Paiano), in arte Jeff, uno spogliarellista poco dotato che vede per la prima volta in una videocassetta porno acquistata forse per noia, forse per ripicca alla vita.
Incontrato per caso, tra mille sensi di colpa, tra i due nasce una relazione basata sul niente, in quanto Jeff non riesce ad uscire da quello che ormai è il personaggio che veste tutte le sere nei locali. Tiberio, consumato da gelosia e dubbi sul proprio “io”, decide di sorprendere i due amanti che al suo arrivo stanno ponendo fine a quello che sicuramente è stato un errore.
L’incontro tra i due uomini scatena altre dinamiche, non dichiarate ma intuibili, che genereranno equivoci, anche agli occhi di lei, privi di fondamenta.
La scenografia è essenziale e di forte impatto. A dominare la scena gli scheletri di tre quinte. Il pubblico è posizionato lateralmente, come se fosse invitato a sbirciare attraverso una porta lasciata volutamente socchiusa.
Il testo di Duccio Camerini è diretto, incisivo e così sapiente che permette a ciascuno del pubblico di riconoscersi.
Sulla stessa linea ha lavorato il regista, Giuseppe Tesi, che dice: “Ho provato infinita tenerezza per questi tre personaggi, che si perdono in un continuo giustificarsi, confidandoci le loro scelte, di cui, a loro vedere, non hanno responsabilità alcuna. E allora anche l’amore, disperatamente cercato, diventa un’incredibile “bolla”, una finzione strana ed ostile. Mi ha fatto sorridere il modo in cui Duccio Camerini ha trattato la forma, e questo “piccolo e nudo”, diventa qui immagine di una fragilità, di una incapacità di darsi, mediata da uno spassoso e ridente gioco teatrale.”
Ottima la scelta dei costumi e delle musiche che hanno contribuito a creare quella sensazione di schifo e marciume che caratterizza i momenti di noia, inettitudine e passività in cui si incappa quando non si vuole reagire ad una vita che non vogliamo.
Bellissime le voci e ottimo il lavoro degli attori che, nonostante il ritmo volutamente (un po’ troppo) lento, hanno sguazzato senza pudore in un argomento che lascia spesso impietriti.
La Chiesa ci ha fondato un impero, Duccio Camerini un testo che vorrebbe dare delle risposte. Infatti termina con le parole di lei: “…siate felici!”…ma la realtà ci viene, ancora una volta, fino alla fine, sbattuta in faccia dal regista che, prima che “cali il sipario”, fa entrare i personaggi in sacchi di nylon…dei giganti profilattici fatti di consuetudini, abitudini, comodità dei quali ci vestiamo tutti i giorni per fare meno fatica ad affermare noi stessi.
Siamo tutti disposti a lavarci le mani, ma…sempre e solo a metà!!!
L’impero dei sensi di colpa
di
Duccio Camerini
Regia
Giuseppe Tesi
con
Priscilla Baldini
Henry Bartolini
Alessandro Paiano
In scena al Teatro Millelire di Roma dal 21 al 26 Maggio 2013
“Un commento a caldo” di M. Albini
puntata 1 su “l’impero dei sensi di colpa”