E come ogni anno, all’inizio di ottobre i sipari si riaprono, il legno del palcoscenico scricchiola di nuovo, le file di poltrone si rianimano. La magia del teatro riappare, in ogni città d’Italia.
Milano, città regina dello spettacolo teatrale italiano non tanto come numero di palchi quanto come incassi e rapporto tra biglietti venduti e poltrone esistenti, offre anche quest’anno un panorama molto vario.
Abbiamo voluto provare a scandagliare la stagione teatrale milanese, facendo le pulci ai programmi di tutti i teatri e gli spazi teatrali, anche quelli meno convenzionali che si fa fatica a trovare nei “tamburini” dei giornali o nelle recensioni via web, privilegiando per questi ultimi quelli che propongono una stagione abbastanza regolare e non saltuaria (questo è il motivo, per esempio, per cui non verranno citati alcuni circoli ARCI, come ad esempio l’Ohibò e il Bellezza, che, pur presentando ogni tanto uno spettacolo teatrale, sono soprattutto votati alla musica).
Nell’analisi, per evitare lungaggini, diremo due parole sulla “filosofia” del singolo teatro e tracceremo la stagione attraverso la risposta a 5 dilemmi: “La possibile sorpresa” – “Questa non me l’aspettavo!” – “Ti piace vincere facile” – “Oh, che bellezza!” – “Non so se sono convinto”
Cominciamo dalla cima, con l’unico teatro nazionale milanese e i due teatri di rilevante interesse culturale (secondo la nuova legge sul teatro del 2015). Stiamo parlando di Piccolo, Elfo e Parenti, che insieme rappresentano una percentuale rilevante degli incassi totali del botteghino teatrale milanese.
È il teatro di Strehler, di cui quest’anno si ricordano i 20 anni dalla morte. Ma è anche un teatro che ha appena compiuto 70 anni, ed è da 2 anni orfano di un direttore artistico come Luca Ronconi.
È il teatro-teatro, come lo si immagina nei sogni di bambini: poltrone di velluto, nomi di richiamo, grandi classici; una serietà un po’ libresca per una borghesia illuminata. Per fortuna, non è (solo) così.
E la direzione artistica di Stefano Massini in questi ultimi due anni ha contribuito a svecchiare la percezione stessa del Piccolo. Che si configura in realtà come una multisala sui generis, con 3 sale in location diverse, anche se vicine fra loro, in grado quindi di essere 3 teatri differenti pur in un’unità artistica e d’intenti.
Ti piace vincere facile
Non porteranno delusioni la scontata riproposta di “Arlecchino servitore di due padroni”, con la regia di Strehler e la recitazione dell’immarcescibile Ferruccio Soleri (24 aprile-13 maggio), né la “Medea” con Franco Branciaroli e la regia di Ronconi, nel ventennale del suo debutto a Bergamo (13-29 marzo)
Oh, che bellezza!
La riproposta di “Bestie di scena” di Emma Dante, uno spettacolo che l’hanno scorso mi aveva incantato, è una splendida sorpresa (9-20 maggio); così come l’approdo di “Copenaghen”, commedia del pluripremiato Michael Frayn (quello di “Rumori fuori scena”, per capirci), teatro classico che più di così non si può anche per la presenza di due senatori come Orsini e Lojodice , ma al contempo straordinariamente moderno (3-22 aprile)
Questa non me l’aspettavo!
Debutta alla scrittura teatrale il romanziere Paolo Giordano , autore del celebre romanzo “La solitudine dei numeri primi”; e lo fa con 2 spettacoli in una sola stagione: “Galois”, il più atteso anche per l’interpretazione e la regia di Fabrizio Falco, una delle voci più promettenti della nuova generazione italiana (29 novembre-3 dicembre), e “Fine pena: ora”, libero adattamento del romanzo omonimo di Elvio Fassone, giudice del maxiprocesso torinese del 1985 contro la mafia catanese.
La possibile sorpresa
Portare a teatro il capolavoro di Petri “La classe operaia va in Paradiso” è già di per sé un tale azzardo che va premiato. Se poi lo si fa basandosi su materiali inediti della sceneggiatura di Ugo Pirro, e assemblando un gruppo di giovani attori, scatta l’attesa (15-20 maggio). Idem per “Santa Estasi”, con cui Antonio Latella porta in scena la tragedia classica per eccellenza, quella degli Atridi, riscritta da sette giovani drammaturghi italiani (tra cui Camilla Mattiuzzo, vincitrice nel 2017 del bando Nuova Drammaturgia), e affidata ad attori provenienti dal Corso di Formazione dell’ente teatrale emiliano (17-27 maggio)
Non so se sono convinto
Ci aveva deluso lo scorso anno, continua a non convincerci ora la fluviale riduzione del “Pinocchio” di Collodi operata da Antonio Latella. Secondo noi, si può tranquillamente evitare (7-19 novembre).
ELFO PUCCINI
Da quando, nel 2010, il Teatro dell’Elfo ha trovato la sua casa definitiva, andando ad abitare il vecchio cinema Puccini di corso Buenos Aires e creando una multisala modernissima e tecnologica, le sue stagioni sono attese con grande ansia da un pubblico numeroso e variegato, composto anche da molti giovani; è il risultato di un’attenzione spasmodica alla nuova drammaturgia e della capacità di creare nuovi gusti estetici, in una sorta di avanguardia classicheggiante che Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, da sempre padri padroni della compagnia, impongono alla città venendone ampiamente ripagati.
Ti piace vincere facile
Antonio Rezza e Flavia Mastrella sono sinonimo di comicità profondissima e disturbante. Il loro “Fotofinish” promette risate a denti stretti, teatro pieno e un coinvolgimento fisico ed emotivo palpabile (4-8 giugno)
Oh, che bellezza!
La riproposizione di quel piccolo gioiello di “La moglie”, con la recitazione spavalda di Cinzia Spanò, è un bellissimo regalo (6-18 febbraio), così come il rinnovato impegno di Monica Conti su Molière con “Il misantropo”, dopo i fasti del precedente ottimo “Le intellettuali” (20-25 marzo) e Michele Sinisi che dà corpo, oltre che voce, a “Amleto” (20-22 ottobre) e “Riccardo III” (24-29 ottobre).
Questa non me l’aspettavo!
Strindberg e Gabriele Lavia un po’ stridono con la coolness dell’Elfo: per questo siamo curiosi del suo “Il padre” (15-25 febbraio), un testo oscuro e potentemente tragico diretto da un regista di spessore ultra-classico
La possibile sorpresa
Se Invisibile Kollettivo riesce anche solo a portare a teatro la metà della forza dirompente de “L’avversario” di Carrère, siamo di fronte a un capolavoro (18-29 aprile); idem se Marco Martinelli con il suo “Va pensiero” saprà avere l’equilibrio disturbante delle sue opere precedenti (9-10/12-14 gennaio)
Non so se sono convinto
Ambientare “Qualcuno volò sul nido del cuculo” al manicomio di Aversa è un azzardo. Ce la farà Alessandro Gassman a superarlo? Mah. (10-15 aprile)
TEATRO PARENTI
La multisala diretta da Andrè Ruth Shammah, instancabile operatrice culturale di Milano a tutto tondo, è lo specchio esatto del suo infaticabile caos creativo, e il regno di un teatro aperto, innovativo, a volte coraggioso a volte un po’ blasè.
Il Parenti, con la sua aria un po’ da eterni lavori in corso che caratterizza i suoi spazi giganteschi pieni di mattoni a vista, scale in ferro e carrucole (il foyer è un fiore all’occhiello dell’intera scena teatrale milanese, così come il nascosto e delizioso Cafè Rouge), si è arricchito l’anno scorso degli stupefacenti Bagni Misteriosi, che racchiudono gemme ancora inespresse che, piano piano, porteranno a un allargamento degli spazi teatrali.
Il cartellone quest’anno è suddiviso in tre “formazioni” quasi calcistiche ognuna formata da 11 spettacoli, e presenta il solito intreccio di classici e nuove drammaturgie.
Ti piace vincere facile
Metti insieme due signore amatissime del teatro italiano, Lucia Poli e Milena Vukotic, falle interpretare “Le sorelle Materassi” di Palazzeschi, proponile a un pubblico che è perfettamente in target: cronaca di un successo annunciato (9-21 gennaio)
Oh che bellezza!
Avere un’attrice formidabile come Federica Fracassi in cartellone è un punto in più. Qui, si misura con “Peer Gynt” di Ibsen, e siamo certi ne tirerà fuori il meglio (23 gennaio-11 febbraio); ci si aspetta molto anche da “The black’s tales tour” di Licia Lanera, attrice giovane molto promettente (31 ottobre-12 novembre) e da “Maleducazione transiberiana”, prima regia del drammaturgo Davide Carnevali (4-15 aprile), che pescano entrambi in qualche maniera nello stesso immaginario favolistico dell’infanzia.
Questa non me l’aspettavo
“Il nome della rosa” adattato da Stefano Massini per il teatro (2-12 novembre) e Asia Argento sul palco della Sala Grande con “Rosalind Franklin” (3-15 aprile). Bocca spalancata in un oh!, e speriamo in bene.
La possibile sorpresa
“Il cielo in una stanza” è LA canzone italiana; la compagnia Punta Corsara, ensemble fra i più interessanti del nuovo teatro italiano, lo prende ad esempio per raccontare 40 anni d’Italia, e dopo i fasti del Festival di Napoli del 2016 lo porta in tour in tutta Italia in questa stagione (30 novembre-3 dicembre)
Non so se sono convinto
Mettere come spettacolo di Capodanno “La cena dei cretini”, anche se ben recitato e ben diretto, sa un po’ di sala da varietà. Magari è voluto, ma non mi convince (26 dicembre-7 gennaio)