Le Edizioni “Interno Poesia” hanno dato alle stampe un libro-gioiello, nella collana Interno Novecento, composto da 172 pagine con la curatela e la prefazione di Elisa Ruotolo. Antonia Pozzi riesce ad infondere con la sua poetica la realtà della vita, presenta un’anima che pagina dopo pagina porta con sé il vissuto ed una struggente afflizione senza mai cadere nell’impossibilità del presente.

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È ben presente la necessità, il grido di bisogno, il desiderio di confrontarsi con un sentimento intenso e per certi “versi” ribelle. Mediante il sapiente uso di un complesso terminologico che si trasforma in suoni e danze armoniose ed articolate, dona una luce descrittiva. Alla fine della lettura rimane il coraggio della Pozzi, e la sua inesauribile delicatezza, tra ricordi e figure in una risonanza di sensazioni.

La raccolta fornisce al fruitore una riflessione meditativa sulla sua esperienza esistenziale e sull’essere sé stessa con spessore rivelatore: la forza interna e la limpidezza estetica si applicano al linguaggio in un abbraccio silente di significati comprensivi.

“Le cento poesie d’amore e silenzio” di Antonia Pozzi, curate da Elisa Ruotolo, raccolte un’edizione che riunisce il meglio della produzione poetica di una delle più grandi voci del Novecento. Un percorso che condivide la testimonianza in versi di come “Antonia amasse disperatamente la vita e sentisse il fuoco attraversarla come riesce solo a chi è ferito” e “scelse di essere irragionevole, di non restare in riva alla vita, ma di sconfinare nell’illecito diventando per sempre una scheggia conficcata nel cuore dell’azzurro, nel ventre di quel cielo che restò sempre lontano”.

Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938) è una delle principali voci della poesia italiana del Novecento. Laureata in Estetica con Antonio Banfi all’Università Statale di Milano nel 1935, è stata amica in quegli anni di Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Enzo Paci, Dino Formaggio. Si tolse la vita nel 1938. Le sue poesie sono state pubblicate e scoperte dal grande pubblico dopo la morte.

La vita sognata

Chi mi parla non sa
che io ho vissuto un’altra vita –
come chi dica
una fiaba
o una parabola santa.

Perché tu eri
la purità mia,
tu cui un’onda bianca
di tristezza cadeva sul volto
se ti chiamavo con labbra impure,
tu cui lacrime dolci
correvano nel profondo degli occhi
se guardavamo in alto –
e così ti parevo più bella.

O velo
tu – della mia giovinezza,
mia veste chiara,
verità svanita –
o nodo
lucente – di tutta una vita
che fu sognata – forse –

oh, per averti sognata,
mia vita cara,
benedico i giorni che restano –
il ramo morto di tutti i giorni che restano,
che servono
per piangere te.

(25 settembre 1933)

*

Preghiera alla poesia

Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.

Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto

si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.

(Pasturo, 23 agosto 1934)

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