Prima dello spettacolo Alice’s Room al Teatro Vascello di Roma abbiamo incontrato Giovanna Velardi, coreografa e direttrice artistica della compagnia Giovanna Velardi.
All’età di 14 anni viene premiata nel concorso internazionale di danza contemporanea «Città di Catania».
Si è formata in Italia e in Francia studiando con alcuni maestri danza classica e contemporanea.
Nel 1997 si trasferisce in Francia, anno in cui risiede ad Avignone e lavora in residenza presso Les Hivernales d’Avignon.
Ha lavorato con alcuni coreografi del filone della Nouvelle Danse Francese, tra questi Genevieve Sorin, emersa nella compagnia del mitico Dominique Bagouet, il primo ad avere avuto un Centro Coreografico in Francia a Montpellier.
In Francia sviluppa la propria tendenza a lavorare sull’improvvisazione, ne trae alimento per esplorare le qualità del movimento. Nel 2000 crea la sua compagnia a Marsiglia, vengono fuori molte partecipazioni singole in alcuni festival in Francia e in Italia, accompagnata da alcuni musicisti e compositori tra cui: Philippe Deschepper, Gianni Gebbia, Christophe Monniot, David Chevalier, Philippe Cornus, Jean Marc Montera, Kasper Toeplitz.
Viene coprodotta da Angelin Preljocaj al festival «Corps a Coeur» con il collettivo Skalen.
Nell’Agosto 2002 il Centro Internazionale di Poesia Eugenio Montale la chiama a partecipare a un gala sulla poesia del 900 con la madrina Piera Degli Esposti. Presenta il solo « La Marionetta ».
La poetessa Maria Luisa Spaziani si esprime cosi’: « Una danza che contiene in se’ delle cifre antiche e nuove e rappresenta una vera e propria invenzione »( Il Messaggero ). Animalità, maschera, infantilità, umanità si incrociano e dissolvono a vicenda in un susseguirsi di modificazioni corporee che attingono all’immaginario della commedia dell’arte con inserzioni della tradizione mimica francese. Questo universo viene allargato a diversi centri di ispirazione dell’immaginario di Giovanna Velardi: I burattini Siciliani, la mimica fantasmagorica di Toto’, quella appassionata di Chaplin.
Da queste suggestioni crea un personale linguaggio coreografico riuscendo a materializzare quei riferimenti.
Nel 2002 Coreografa e interpreta Ophelia- Enormous Room nel progetto « Hamlet Machine » di Heiner Muller, regia di Dominik Barbier che con lo stesso Heiner. Muller aveva cominciato a lavorare a questo progetto prima della sua morte avvenuta nel 1995.
Nel 2004 crea « Cortocircuito » cooprodotto dal Centro Coreografico Nazionale di Orleans diretto da Josef Nadj.
Nel 2005 crea ” Venere Addormentata”. .Nel 2006 Collabora con Nicolas Slawny, regista, alla creazione ” Pupidda” con Claire Pigeot , cantante lirica, coprodotta dal Ballet National de Marsiglia. Nel 2006 è artista invitata alla rassegna “Da Donna a Donna” diretta dal Centro Cappella Orsini per la giornata mondiale contro l’AIDS a Roma.
Nel 2007 diventa membro del CID ( Concilio internazionale di danza) dell’ UNESCO, organizza a Roma la Giornata Mondiale della danza il 29 aprile alla cappella Orsini e da’ nascita al Tavolo Nazionale dei Coordinamenti e Reti della Danza Contemporanea.
Il tuo ultimo lavoro Alice’s Room , un lavoro intenso e complesso, ci racconti qualcosa in più sui temi chiave dello spettacolo e le motivazioni che ti hanno spinta verso questi temi?
Questa creazione è stata ispirata da un rimando sociale , dal mondo che viviamo , da una identità e una posizione da trovare, da scambi sinceri che spesso sono soffocati da sovrastrutture socio culturali. E’ una creazione che parla di noi tutti credo, una regola, che si impone, puo’ essere una legge, lo stato , l’abuso di un potere privo di contenuti maturi e profondi, un potere malato, una madre che non tiene conto di un mondo spontaneo di un indviduo, genuino , pieno di stimoli, che cerca ansi di schiacciarlo per imporre se stessa, senza rispettare la figlia, l’altro. Secondo me è proprio la spontaneità , la creatività il mondo fantastico che diventa reale, una strada che si apre , una opportunità che costruisce il positivo , che ci allontana dal pensiero negativo che galloppa oggi che ci da un obiettivo da raggiungere, che ci fa sentire vivi .
Giovanna, ci spieghi il tuo approccio metodologico al lavoro?
Cerco di creare dei personaggi in base al tema che voglio affrontare e nella coreografia si scrive la storia come un processo analitico. Lavoro sul mio stile, linguaggio con i ragazzi, ma cerco attraverso una fase di ricerca di trovare elementi, chiavi che facciano esprimere i personaggi e gli diano un carattere preciso.
Alice’s Room vede in scena 1 attore e 6 danzatori, la tua scelta è controcorrente con le attuali produzioni indipendenti e festival che sembrano prediligere compagnie formate da pochi interpreti tu cosa ne pensi?
La vita non puo’ essere sempre un monologo, sto rischiando , vero, troppo investimento di denaro , alle volte perdo soldi, ogni tanto mi va di creare un solo , un duo per meglio mettermi in discussione rispetto al linguaggio ma dipende da cosa ho da raccontare la scelta del solo o duo o lavorare con tanti danzatori.Rischio finchè posso.
Cosa pensi del momento che sta vivendo la Danza Contemporanea italiana?
C’è un fermento , la formazione del danzatore migliora , ma il fatto che non si investa come sappiamo con risorse adeguate in questo settore comporta la mancanza della possibilità di dedicarsi all’approfondimento . Mancano spazi , mancano risorse adeguate , non possiamo pretendere che si lavori gratis , sei, otto ore al giorno o che non si paghino i danzatori o che si ritardi troppo nei pagamenti, cosi’ si lavora male e con poca motivazione, il lavoro da senso e dignità all’uomo.
Hai qualche riflessione che vorresti condividere con noi?
Puntare sul merito, avere coraggio, mettercela tutta.