La malattia, quella oncologica. Una diagnosi che nessuno vorrebbe sentire.
Nel caso di Maschere. I volti della malattia, andato in scena martedì sera al Teatro Sloveno di Trieste (con replica esclusiva per gli studenti la mattina seguente), questa diagnosi raggiunge tre giovani.
La premessa
Maschere. I volti della malattia è uno spettacolo che, – come spiegato dai membri della compagnia-ha avuto una lavorazione di più di un anno ed è stato ispirato da progetti come In viaggio per guarire.
Questo progetto ha cercato di raccogliere le testimonianze di malati e professionisti del settore medico, come quelli della LILT Trieste
Lo spettacolo, metà del cui incasso è stato devoluto proprio all’Area Giovani del CRO (Centro di Riferimento Oncologico) di Aviano, è ad opera dei ragazzi dell’associazione Ludodramma di Trieste, appartenente al Progetto Area Giovani che ha come obiettivo la trasmissione della cultura teatrale, anche attraverso la compagnia “Esco dal gruppo”.
Formano la compagnia: il regista e interprete Andrea Zamparelli, Anna Zanconati, Eleonora Pastore, Elisa Conte, Francesca Muscia, Gabriele Innocenti, Matteo Scarcia, Michele Casaccia, Simone Starc, Valentina Spera.
Il gruppo ha voluto prendere il la da Luigi Pirandello, sia per il ruolo determinante che le maschere hanno in tutta l’opera dell’autore, sia per i testi a cui si sono ispirati: L’uomo dal fiore in bocca e All’uscita.
In “Maschere”, come anticipato, troviamo tre giovani (una ragazza e due ragazzi) alle prese con la stessa diagnosi.
hai un tumore
Scopriremo tre modi diversi di vivere e affrontare la malattia e le relazioni con gli altri, tra chi sarà vittima di una solitudine autoinflitta e chi alla ricerca di solitudine come occasione di crescita personale
Alcune parole chiave
Una delle parole chiavi è infatti “occasione”: rendere un periodo di dolore periodo anche di acquisizione di nuove consapevolezze e attitudini verso la vita.
Una vita in cui possono subentrare momenti di “pausa forzata” ma da cui si può ricominciare. Il più delle volte.
A introdurre lo spettacolo e aiutare ad entrare nella tematica della malattia oncologica giovanile sono intervenuti, in una tavola rotonda dal titolo “La malattia tra i giovani. Informare è prevenire” in cui sono intervenuti i medici e ricercatori Giorgio Mustacchi, Alessandro Zannini e Marco Rabusin, in una discussione moderata da Donatella Rocco.
Su tre concetti hanno principalmente insistito i relatori: parola, comprensione e affetto.
Questo deve circondare il malato oncologico e accompagnare il suo percorso, auspicabilmente verso la guarigione.
Un’altra via è la condivisione, non la vergogna, per la battuta d’arresto nella propria vita, oltre alla necessità di unirsi, creare rete.
D’altronde, anche in questi casi-limite
L’unione fa la forza
E forse, insieme, certe avventure sono più facili da affrontare.