Marisa Laurito è venuta a trovarci in redazione per parlare del suo ultimo progetto, Transavantgarbage, Terre dei Fuochi e di Nessuno.
Nata a Napoli, Marisa Laurito ha dedicato la sua vita all’arte studiando recitazione al fianco di alcuni dei più grandi maestri della storia come Eduardo de Filippo, Nino Manfredi ed Ugo Tognazzi.
Appassionata pittrice, non ci è voluto molto prima che anche la fotografia cominciasse ad esercitare il suo fascino su Marisa.
Da questo avvicinamento nasce Transavantgarbage, Terre dei Fuochi e di Nessuno.
Transavantgarbage, Terre dei Fuochi e di Nessuno è un progetto di forte denuncia sociale che incrimina un sistema economico dove, in nome del profitto a tutti i costi, si produce inquinamento e morte. La mostra ha come scopo la divulgazione del problema, il risveglio delle coscienze e la denuncia dell’insulto ambientale che lede il diritto dei cittadini alla salute e alla vita.
Dal teatro alla fotografia, passione sempre presente o nuova scoperta per la Marisa attrice?
Tutti sanno che io sono nata dal teatro, infatti ho cominciato a recitare da giovanissima. Ho sempre coltivato la passione per la pittura e, grazie alla vendita dei miei quadri, riuscivo a pagarmi le lezioni di recitazione.
Quella per la fotografia è invece una passione che mi sono sempre portata dietro ma mai avrei pensato di diventare fotografa. È accaduto, come molte cose nella vita, per puro miracolo. Se ho una forte spinta emotiva e penso di poter creare qualcosa di bello, sono pronta a rischiare con qualcosa di nuovo.
Come è nata la scelta di creare questa mostra?
Per la Social Movie ho interpretato Mara Schiavone, la moglie del camorrista pentito Schiavone che ha indicato in quali ha seppellito illegalmente tutti i rifiuti pericolosi ed ha raccontato dei rapporti tra Stato e mafia.
Durante questo lavoro sono venuta a contatto con attivisti di tutta Italia che mi hanno fatto toccare con mano questa situazione disperata. Sono rimasta sconvolta dall’apprendere che le Terre dei Fuochi erano sparse per tutto il nostro territorio e lasciate libere di causare morte e disperazione.
Per pura coincidenza, mi arrivò la proposta di esibire una fotografia alla MIA photo fair di Milano. Inizialmente risposi di no ma poi ebbi un’idea che proposi al produttore della Social Movie, Armando Fusco, che la approvò immediatamente. Così nacque “Healty food” che attirò l’interesse di Piero Addis, dg della Reggia di Monza, il quale mi propose di creare un’intera mostra su quel tema.
Secondo me non si parla abbastanza di questa tragedia continua quindi questa volta decisi di accettare subito l’offerta per mostrare al mondo il dramma che si sta consumando sulla pelle della nostra terra e della nostra pelle.
E come nascono i suoi scatti, come ha fatto a scegliere gli elementi che hanno poi composto le sue fotografie?
Ogni fotografia è stata costruita in base all’idea che avevo in mente. Ogni elemento è stato quindi aggiunto in base alle mie indicazioni. Ad esempio, per “Scappo dalla morte”, abbiamo fatto un sopralluogo in alcuni capannoni abbandonati nella campagna napoletana. Sebbene non siamo potuti entrare, infatti l’ingresso in quei luoghi è vietato dato che alcune aziende sono state in grado di rendere la zona velenosa lavorando in nero delle sostanze chimiche che poi hanno sotterrato lì intorno, mi è venuta subito in mente “Scappo dalla morte”.
In realtà, con questa fotografia ho voluto mostrare come il soggetto alla fine non riesca effettivamente a scappare dato che, nel luogo in cui finirà, molto probabilmente troverà comunque la morte. Non ci dobbiamo dimenticare che nelle zone in prossimità di bombe ecologiche, come questi capannoni, c’è un tasso di mortalità pari al 20-30% dovuto all’ambiente tossico.
Marisa lei ha nominato degli attivisti. Sono stati loro ad aiutarla a trovare i luoghi colpiti da queste tragedie?
Ho trovato questi luoghi sia grazie all’impegno di attivisti e associazioni di tutta Italia sia grazie all’aiuto di Massimo De Rosa, un deputato del Movimento 5 Stelle. Inoltre abbiamo avuto alle spalle un grande supporto in grado di indirizzarci verso i luoghi più interessanti per noi.
La cosa peggiore erano i luoghi dove, sebbene l’azienda colpevole di inquinare fosse oramai chiusa, l’ambiente continuava a soffrire a causa della mancata bonifica.
E crede che i media e la politica si siano dimenticati di tutto questo?
I giornali, sia italiani che stranieri, ne parlano eccome il problema è che poi, all’atto pratico, non cambia nulla. Noi cittadini dovremmo mandare mille lettere quotidianamente ai nostri rappresentanti politici per fargli capire l’urgenza e la necessità di queste bonifiche. Ma anche questo non basterebbe.
Servirebbe una politica seria e decisa per affrontare questa emergenza rifiuti nazionale in modo da riuscire a controllare e stabilizzare la situazione presente e futura.
E come mai ha scelto proprio la Reggia di Monza per Transavantgarbage ed ha intenzione di creare altre mostre simili in futuro?
Intanto mi lasci dire che la Reggia di Monza è uno dei capolavori italiani che andrebbe assolutamente conservato nei migliori dei modi e, secondo me, grazie a Piero Addis, rifiorirà sotto le sue mani. Come ho detto all’inizio, Piero si è interessato al mio progetto e io ho accettato proprio per la bellezza della Reggia.
Per quanto riguarda il futuro, le mie mostre sono sempre state su temi sociali e devo ringraziare il curatore di questa mostra Daniele Radini Tedeschi che mi ha sempre sostenuta in tutti i miei progetti, sia passati che presenti.
A mio parere, l’artista dovrebbe sempre puntare il cono di luce, con le sue opere, sulle problematiche sociali che lui riesce a vedere ma che rimangono invisibili a tutti gli altri.
Così si conclude la nostra intervista a Marisa Laurito che, con la sua Transavantgarbage, rimarrà alla Reggia di Monza fino al 31 ottobre.
Le immagini per l’intervista sono fornite dall’Ufficio Stampa dell’artista/manifestazione. Si declina ogni responsabilità riferibile ai crediti e riconoscimento dei relativi diritti.