Mario Biondi, uno dei cantanti e compositori italiani maggiormente riconosciuti nel mondo, ieri sera (28 Luglio) ha riempito la cavea del Auditorium Parco della Musica di Roma, in un grande viaggio tra le atmosfere calde della sua musica e della sua voce.
L’intero concerto è una sorta di viaggio attraverso la sua carriera. E quando si parla di carriera, associata al nome di Mario Biondi, il valore di gavetta artistica recupera un grande peso.
Mario, al secolo Ranno, infatti inizia le sue primissime performance facendo parte del coro della chiesa, nella sua tanto amata Catania.
Crescendo, il padre lo incoraggerà a studiare la musica e percorrere la carriera artistica, perché sì il padre di Mario, Stefano, è egli stesso un grande cantante siciliano, il suo nome d’arte è Stefano Biondi; da lì Mario Biondi.
Mario comincia ad esibirsi nei locali e nel frattempo perfeziona l’inglese, che sarà poi la lingua del suo repertorio.
La sua voce non passa inosservata e la strada continua fino ad arrivare a fare da spalla a Ray Charles, correva l’anno 1988.
Raffina la sua voce ascoltando Lou Rawls, Isaac Hayes e Al Jarreau e proprio quest’ultimo rappresenta un vero “punto di riferimento” come Mario Biondi stesso ha dichiarato in un’intervista a Repubblica
È Al Jarreau, il mio punto di riferimento stilistico ed il mio mentore assoluto […] Ora siamo amici, ed è una grande gioia perché ho trascorso tutta la mia giovinezza ascoltando i suoi dischi
Nel 2004 arriva la svolta: il dj inglese Norman Jay passa, quasi a sorpresa, durante il suo programma alla BBC1 This Is What You Are, scritto da Mario Biondi e Alessandro Magnanini ed interpretato in collaborazione con l’High Five Quintet, brano preparato per essere lanciato nel mercato giapponese, e che spopolò rapidamente in Europa.
Nel 2006 esce il suo primo album, Handful of Soul, sempre con High Five Quintet, e con questo album arriva il primo disco di platino.
Presto iniziano le sue performance che lo vedono coinvolto in vari lavori, dai duetti con grandi nomi come Amalia Grè, Ornella Vanoni; Renato Zero, alle collaborazioni come quella disco con il dj Fargetta per No Matter, ma SuperMario non si fa mancare nulla e partecipa alla colonna sonora del remake degli Aristogatti; presta la sua voce al pappagallo Miguel in Rio; fa il brigante in Rapunzel; presta la sua voce per l’incredibile documentario della BBC One Life e arriva anche la collaborazione con gli Incognito e Chaka Khan.
E durante l’intero concerto, questo passato fatto di studio esperienza e crescita artistica viene ripercorso riproducendo sul palco quelle ambientazioni musicali che solo un certo sound sono in grado di ricreare; è tutto un passaggio tra soul, jazz, funkie e motown.
Con una voce come la sua, immancabile arriva l’omaggio a Barry White e poi vista la stima che ha verso un altro artista catanese, Mario Venuti, Biondi va a braccio e si lancia nell’interpretazione di Fortuna, pezzo molto caro a Biondi eseguito in una jam session qualche anno fa al Teatro Bellini di Catania, teatro che per Mario è sempre stato una sorta di tempio, oltre che un sogno da ragazzo.
Via via il concerto procede tra passato e presente, giungendo fino al nuovo album Beyond, proponendo i brani Love is a temple e I chose you, con sonorità che ricordano l’underground inglese degli anni novanta, attualizzando vecchie musicalità.
Sul palco ad accompagnare Mario Biondi, bravissimi musicisti come Alessandro Lugli alla batteria, Federico Malaman al basso, Massimo Greco alle tastiere e programmazione, David Florio alle chitarre, Marco Scipione al sax, Fabio Buonarota alla tromba e le gemelle Romina e Miriam Lunari a cori, balli e coreografie.
Una serata piena di buona musica, una serata viaggio nella vita di un artista che centimetro dopo centimetro ha scalato le vette delle classifiche e i cuori di un pubblico che non ha esitato un attimo a lanciarsi e ballare sotto il palco proprio per ringraziare il grande artista che è Mario Biondi.