IO MANGIO PRECARIO. ON LINE IL BREVE MONOLOGO DI MASSIMO SCONCI
E’ online il nuovo monologo di Massimo Sconci dal titolo “Io, Mangio Precario”, da lui scritto, diretto e interpretato. Il video è targato MU.SP.A.C. e, tramite il linguaggio della satira vuole far riflettere sulla condizione del precariato e disoccupazione in Italia. Lo abbiamo incontrato per capire meglio come è nata l’idea.
Io, mangio precario” Come e perché ti è venuta l’idea di questo breve monologo?
Un giorno, preso dall’appetito, da attore precario quale sono avrei comunque mangiato solo scatolette di tonno, per almeno due cene.
Pensavo anche ai molti coetanei assaliti da difficoltà economiche ben più gravi delle mie, e a come le vacanze estive siano per loro un traguardo sempre più difficile da conquistare.
Ho unito quindi precariato e vacanze estive, due concetti ben diversi tra loro (se non opposti), e ho cercato di inserirli nel grande vortice della “fame”.
Il resto, ça va sans dire, è tutto flusso di coscienza.
E’ un monologo di cinque minuti o poco più. Fa parte di uno spettacolo più lungo?
Spero proprio di sì. Mi piacerebbe sviluppare una vera e propria trilogia del “precariato”, con altri due monologhi brevi da mettere on-line.
Il tutto in vista di un testo ben più elaborato e complesso, che solo nella dimensione teatrale troverebbe la sua vera ragione di esistere.
Non solo disoccupazione ma in alcuni passaggi tocchi anche la questione delle pensioni e degli immigrati… quindi è un monologo che punta il dito su diverse situazioni che in Italia non funzionano…
Fin troppe. Più divento adulto e più me ne rendo conto. Per me occorre svecchiare questa classe dirigente, a favore di migliaia di giovani che aspettano solo di raggiungere come minimo una condizione di vita dignitosa.
Premesso che per me fare “l’influencer” su Instagram o lavorare in un call-center, sperando un giorno di entrare nella casa del Grande Fratello, non rappresentano una condizione dignitosa.
Per gli immigrati invece concederei il diritto di cittadinanza senza pensarci due volte. Penso che nella storia i confini della patria abbiano portato solo guerra.
Il progetto è targato MU.SP.A.C. Cos’è?
Il Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea dell’Aquila, la città dove sono nato e cresciuto. Una realtà culturale da sempre molto attiva sul territorio d’Abruzzo, che ha subito dei danni violentissimi dopo il terremoto del 2009; ma che fortunatamente ha trovato una nuova vita negli ultimi anni, nonostante le difficoltà del caso.
Hai di fronte a te le più alte cariche dello Stato, cosa gli diresti?
Qualcosa del tipo: “fuori da queste mura ci sono migliaia di persone che combattono ogni giorno una battaglia personale. Date il buon esempio, siate onesti!”
Immaginiamo, invece, sei proprio tu il Ministro dell’Occupazione. Cosa faresti?
Tutelerei dei nuovi posti di lavoro da impiegare nella riapertura dei teatri off, in accordo con i sussidi concessi ai Teatri Statali.
Tra le varie proposte, di certo non regalerei quattro milioni di euro per un investimento privato sul teatro Eliseo di Luca Barbareschi. Così, tanto per dirne una!
Com’è la vita di un attore precario in Italia?
C’è poco da essere contenti. E’ un vero disastro. Non c’è mai lavoro per tutti, le prove non sono pagate, e la categoria degli artisti non è minimamente tutelata per assumere la dignità di “professione”.
Hai mai pensato di lasciare questo Paese?
A dir la verità l’ho fatto per un periodo. Terminati gli studi ho vissuto per un anno in varie città nel Regno Unito.
E’ stata una bella esperienza, ma mi mancava sempre di più la mia terra d’origine. Sarà per spirito romantico, ma sarebbe troppo difficile abbandonare il mio Paese, e malgrado tutto non c’è nessun altro posto più bello dell’Italia in cui vorrei vivere. Sarà forse perché si mangia bene (scherzo).
Comunque credo che il cambiamento credo parta tutto da noi. Certo è una bella responsabilità, ma siamo attori, e in questo mestiere si affrontano con dignità le missioni difficili.