L’ora di ricevimento

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Applausi a scena aperta e risate ma anche una riflessione amara sulla scuola odierna e sulla multiculturalità le peculiarità di “L’ora del ricevimento” che ha debuttato ieri sera al Politeama Rossetti di Trieste per restare in scena fino a domenica 5 marzo.

Protagonista dello spettacolo è Fabrizio Bentivoglio, la regia dello spettacolo è di un altro nome importante come quello di Michele Placido mentre il testo è di Stefano Massini.

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Stefano Massini che già ci aveva abituati a messinscene essenziali e temi con molteplici spunti di riflessione (sua è la regia del successo “7 minuti” andato in scena nelle passate stagioni al Rossetti)

UNA SCATOLA DI INTONACO E DENTRO 26 OCCHI CHE MI GUARDANO

Un imponente albero, dietro le finestre della scuola, fa da sfondo alla vicenda e scandisce il tempo con il proprio ciclo vitale. È muto e tranquillo testimone del mondo in forte evoluzione e animato dagli incontri/scontri fra culture e modelli sociali che connota ormai tutte le città europee.

L’albero è l’unica cosa che si vede “al di là “ della scuola, una scatola di intonaco dove vive il professore Philippe Ardeche e dove vede sfilare i suoi studenti anno dopo anno.

Il Professore Ardeche, da ormai trentadue anni insegnante a Les Izards, scuola media della periferia parigina (da qui il sottotitolo Banlieue) non solo è interpretato da Fabrizio Bentivoglio bensì anche vissuto nell’impegno e nella profonda sensibilità.

Impegno nel cercare di portare tutti i suoi tredici studenti alla fine dell’anno scolastico, studenti che lui ci racconta tratteggiando i caratteri e i tratti distintivi dei suoi studenti all’inizio dello spettacolo e che noi non vedremo mai se non tramite ciò che ci suggerirà l’immaginazione grazie ai colloqui tra il professore e i vari genitori che si susseguiranno in quell’ora di ricevimento del giovedì tra le 11 e le 12.

Riuscirà il professore almeno in questo anno scolastico a portare alla fine dell’anno tutti o qualcuno si perderà per strada? Scopriremo poi che chi è considerato dal Prof. “il Boss” tra gli studenti non sarà mai quello che fa più rumore ma che colui che viene considerato l’invisibile sarà colui che lascerà di più il segno nella vita e nelle azioni del suo insegnante

“LEI NON DEVE EDUCARE, DEVE INSEGNARE”

«Ed è attraverso un incalzante mosaico di brevi colloqui con questa umanità assortita di madri e padri – anticipa l’autore – che prende vita sulla scena l’intero anno scolastico della classe.

Come detto, spetta al pubblico il compito di immaginare i visi degli allievi, ognuno ribattezzato con un ironico soprannome dal professore, quindi a teatro vi aspetteranno per vivere le nuove sfide dell’ educazione : Raffreddore, Primo Banco, Panorama, Cartoon, il Boss e il suo Bodyguard (di differenti religioni, ndr), la Falsaria e la Campionessa, la Rassegnata e la Missionaria nonché Fuggipresto e l’invisibile e l’Adulto.

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