Sto seguendo con grande interesse una serie appena sbarcata su Netflix Italia intitolata “Pose”. Interessante perché descrive un mondo, una realtà, una cultura poco o per nulla conosciuta qui in Italia, la realtà delle ballroom community, in breve Ball.

Trattasi di una cultura della societa LGBT americana caratterizzata dalla partecipazione a competizioni dette appunto ball (balli) durante le quali si svolgono sfilate a tema in una competizione tra drag secondo categorie prestabilite per emulare identità di genere e classi sociali. 

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La maggior parte dei partecipanti appartiene ad una House, una casa. La casa è una vera e propria famiglia in cui una drag si prende cura di LGBT giovani, il più delle volte ripudiati dalle famiglie di nascita.

“Pose” si svolge proprio entro questo quadro, in una New York della seconda metà degli anni ’80.

Protagonista è Blanca, un trans dolce ma deciso, per anni cresciuta sotto l’ala protettiva della regina della trans Elektra. Blanca, stanca dello strapotere di madre Elektra, decide di aprire una propria “casa”. Il primo figlio è il diciassettenne di colore Damon, buttato fuori dal padre perché scopre che il figlio è gay e vuole diventare ballerino.

Blanca lo nota ballare in un parco, lo porta con sé e con risolutezza riesce a farlo ammettere ad una prestigiosa scuola di ballo newyorkese.

La sua “casa” che Blanca chiamerà “casa Evangelista” in onore della supermodel degli anni ’80 Linda Evangelista, inizierà a sfidare a colpi di costumi, pose e determinazione, la casa di Elektra.

Linda Evangelista – Foto di Francesco Scavullo

Questo il plot in cui si snodano le vicende di numerose drag tra storie d’amore impossibili, ricerca del corpo perfetto, voglia di riscatto in una società dove le drag non bianche sono ancora discriminate tra i gay bianchi. Con la realtà sempre più preponderante e drammatica dell’Aids.

Non manca la storia parallela del bianco con la famiglia perfetta alla ricerca del successo, impiegato di lusso presso la società di Donald Trump, che si sentirà intrappolato dentro a quel ruolo e cercherà la libertà alternativa innamorandosi della bellissima drag Angel.

Il tutto condito da una colonna sonora che fa saltare sulla sedia gli appassionati della musica dance e pop degli anni ’80, me compresa in quanto testimone di quegli anni.

Non mi era mai capitato vedendo una serie di piangere alla fine della puntata pilota, andata in onda negli Stati Uniti la scorsa estate. E appassionarsi a tutti i protagonisti e a tutte le loro storie.

E poco importa se, soprattutto nella prima puntata, scopiazzano Flashdance per l’audizione di Damon alla scuola di balletto (non scopiazzano…è proprio uguale….invece del giradischi, vi è il mangiacassette. Anche qui Damon si ferma dopo le prime incerte battute per esplodere ballando anche sul tavolo della commissione, ammiccando…)

Karma B

Ma soprattutto incuriosirsi per questo mondo sconosciuto. Ho parlato con un amico drag di Roma, Carmelo Pappalardo dei meravigliosi Karma B, per chiedergli spiegazioni sul tale movimento e anche lui mi ha confessato che lo ha conosciuto da poco tramite sia questa serie sia attraverso il film documentario del 1991 “Paris is Burning” e anche attraverso il reality drag “RuPaul Drag Race”.

Consiglio vivamente di vederlo, per la storia e per la bravura degli attori, molti di quali poco conosciuti. Tra loro però il nome di Kate Mara (la moglie tradita). Tra le drag spiccano…beh praticamente tutti come MJ Rodriguez (Blanca), Dominique Jackson (Elektra) Indya Moore (Angel), Ryan Jamaal Swain (Damond).

Ah…ricordo che domani inizia Sanremo…e sti…

Si ringrazia Carmelo Pappalardo dei “Karma B” per la consulenza

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