di Maria Teresa Limosa
È o non è Parigi la meta romantica, prediletta dagli innamorati di tutto il mondo? A quanto pare anche da Meg e Nick, due coniugi sessantenni di Birmingham, che decidono di replicare la loro luna di miele nella Ville Lumière in occasione del loro trentesimo anniversario di matrimonio. Così il regista di “Nottingh Hill” Roger Michell, aiutato dallo sceneggiatore Hanif Kureishi, segue le dinamiche di una coppia matura, nel suo nuovo film “Le week-end”: una commedia britannica che si tinge dei colori della vie en rose, in uscita nelle sale italiane il 12 giugno.
Entrambi docenti, Meg (Lindsay Duncan) di un liceo, Nick (Jim Broadbent) all’università, hanno pensato di ravvivare il loro rapporto usurato dalle schermaglie caratteriali, dalla routine coniugale e dalla vita di provincia, ma non basta la magia che la capitale francese emana a ogni angolo per riuscire nell’intento. Già all’arrivo in quell’albergo di Montmartre, che un tempo era stato il loro nido d’amore e ora si rivela lontano dalle aspettative di Meg, è chiaro che il tentativo di un soggiorno riparatore andrà invece a scavare nelle fratture. Nick, ad esempio, è parsimonioso all’eccesso, lei agisce senza pensare troppo al domani e i soldi – non interminabili – sul conto sono un mero tramite per ritrovare la spensieratezza perduta. Così Meg trascina Nick nella suite di un hotel a cinque stelle, con vista mozzafiato sulla Tour Eifell, che si farà pagare anche l’aria che respirano. Tra marito e moglie, lanciati alla volta dei classici giri turistici da cartolina, e in bistrot caratteristici, più o meno cari, verranno a galla divergenze, rivelazioni, sospetti di tradimenti passati e paure per il futuro. Per quella terza età che viene rimarcata sulla carta d’identità o da un prepensionamento imposto, quando lo spirito ancora scalpita, nonostante il limite dei primi acciacchi fisici.
Il film scorre gradevole, punteggiato da battute sferzanti degne del sottile humor inglese, mostrando piccoli slanci di passionalità e trasgressione che si discostano, invece, dallo stereotipo tiepido e posato, attribuito al popolo anglosassone. Nota di merito va all’interpretazione spontanea dei protagonisti, in perfetta empatia tra loro. Le week-end strizza l’occhio alla Nouvelle Vague, rendendo un particolare omaggio a Jean-Luc Godard e al suo “Bande à part”.
Fa venire voglia di mollare tutto, senza pensarci, e raggiungerli nella scena finale. Anche solo per un fine settimana.