Dopo il successo riscosso in “Tango Macondo”, Ugo Dighero ritorna al Politeama Rossetti nel ruolo del titolo del classico molièriano “L’avaro”, diretto da Luigi Saravo. Lo spettacolo va in scena per la stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia da giovedì 11 a domenica 14 gennaio.

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La regia di Saravo trasporta “L’avaro” in una dimensione che rimanda al nostro quotidiano, giostrando riferimenti temporali diversi, dagli smartphone agli abiti anni Settanta agli spot che tormentano Arpagone (la pubblicità è il diavolo che potrebbe indurlo nella tentazione di spendere). Anche le musiche originali di Paolo Silvestri si muovono su piani diversi, mentre la nuova traduzione di Letizia Russo, fresca e diretta, contribuisce a dare un ritmo contemporaneo.

Mettendo al servizio del testo il suo naturale talento comico Dighero interpreta l’avido Arpagone che, costantemente intento ad anteporre i propri interessi a quelli dei figli, a dispetto della loro felicità, cerca di combinare matrimoni economicamente vantaggiosi per sé e per loro. Dopo una serie divertente d’intrighi, Cleante ed Elisa – questi i nomi dei figli Arpagone – nonostante l’opposizione del padre, riusciranno a convolare felicemente a nozze sposando le persone amate.

«La narrazione de “L’Avaro” di Molière ruota attorno a un tema centrale, cui tutti gli altri si riconnettono: il danaro» spiega Luigi Saravo. «Il danaro e la sua conservazione, il suo sperpero, il gioco d’azzardo, l’acquisto di beni e il loro degrado che porta all’acquisto di nuovi beni, i prestiti, gli interessi e i rapporti di potere che dal danaro discendono. Nella nostra contemporaneità orientata al consumo, definita dalla necessità di far circolare il danaro inseguendo una crescita economica infinita, il gesto conservativo e immobilista di Arpagone, dal punto di vista finanziario, ci suona come sovversivo, in netta opposizione alla tirannia consumistica, alla pubblicità che ne è motore, e a quella patologia del desiderio che vede nella sostituzione il suo fondamento (…) Intorno a lui si muovono gli altri personaggi, apparentemente vittime della sua tirannia, ma, in realtà, figure votate a ideali ben riconoscibili in questo slittamento di contesto. Queste figure lamentano la loro prigionia, la loro sottomissione forzata alle volontà di Arpagone, ma in realtà sono sottomesse soprattutto al vincolo economico che le lega a lui, potenzialmente capaci di sottrarsi a quella tirannia abbandonando la casa e gli averi promessi da eredità e salari. E in ultimo, per dirla con Voltaire: gli uomini odiano coloro che chiamano avari solo perché non ne possono cavar nulla».

A fianco di Ugo Dighero, Mariangeles Torres è impegnata in un doppio ruolo: sarà Freccia, il servitore che sottrae la cassetta di denaro di Arpagone, e la domestica / mezzana Frosina, ovvero i due personaggi che muovono l’azione, scatenando l’irresistibile gioco degli equivoci, sino al ribaltamento di tutte le carte in tavola.

Venerdì 12 gennaio alle ore 18 al Caffé Rossetti si terrà un incontro con Ugo Dighero e alcuni altri interpreti de “L’Avaro” a cura di Paolo Quazzolo, storico del teatro e docente all’Università di Trieste. L’evento è organizzato dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Circolo della Cultura e delle Arti. L’ingresso, come sempre, è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

“L’avaro” va in scena alla Sala Assicurazioni Generali dall’11 al 14 gennaio. I biglietti sono disponibili alla Biglietteria del Politeama Rossetti e nei circuiti consueti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sul sito www.ilrossetti.it e  040.3593511.

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