Un uomo, un padre, una vita ordinaria incasellata in un sistema inconsciamente imposto. Il matrimonio,il lavoro d’ ufficio, un mondo in cui condivide, con i propri colleghi, anche parte del suo tempo libero. Ma qualcosa comincia a cambiare in lui, una presa di coscienza graduale di quell’esistenza standardizzata ed omologata si fa strada nella sua anima imponendogli un sottile ma evidente cambiamento che porterà a generare, nei suoi confronti, ostilità ed allontanamento in quelli che rappresentano tutta la sua esistenza.
Il meschino tradimento della moglie, in un momento di grande fragilità per l’uomo, lo porterà alla definitiva decisione di abbandonare tutto e tutti alla strenua ricerca del proprio posto nel mondo, portandolo a sperimentare una indagine concettuale lontana dagli schemi imposti. Durante questo suo vagabondare, in modo del tutto accidentale, rapisce una neonata e con lei si ritira su di una montagna completamente isolato dal mondo. Sarà proprio la bambina, a cui il padre adottivo impartirà i propri precetti mediante i quali potrà difendersi dalla crudeltà degli uomini e dalla banalità generata dalla società moderna, a rappresentare uno strumento di lotta e cambiamento, l’esperimento di un’arma che possa soverchiare il sistema sociale secondo l’estremo “piano” dell’uomo.
Divenuta ormai una adolescente la ragazzina conoscerà e si confronterà con il vero figlio dell’uomo che, dopo molti anni in cui ha sofferto della sua mancanza, arriva sulla montagna per cercarlo rendendosi dolorosamente conto che è ormai troppo tardi.
L’Arma, finalista al 50 Premio Riccione per il Teatro, testo originale di Duccio Camerini conquista il pubblico per la sua forza e intensità. Una narrazione consapevole e diretta che esplora la natura stessa dell’essere umano attraverso le molteplici declinazioni che lo compongono. Una lucida analisi che contempla i complessi rapporti tra padri e figli ed esplora il senso di appartenenza del genere umano al sistema sociale come simulacro di libertà.
L’abile regia di Aureliano Amadei, che torna al teatro dopo il grande successo del film “20 sigarette”, porta in scena questo testo originale e potente imponendo ancora una volta la sua cifra stilistica coraggiosa e non convenzionale.
Sullo sfondo di una scenografia cupa ed essenziale, lo spettatore è proiettato nelle vite dei tre protagonisti, interpretati dai bravissimi Giorgio Colangeli, Andrea Bosca ed una giovanissima e convincente Mariachiara Di Mitri, che si svelano, attraverso monologhi trascinanti e dolorosi, uno dopo l’altro nella rappresentazione più intima della propria esistenza.
INFORMAZIONI TECNICHE
L’ARMA
di Duccio Camerini
Regia di Aureliano Amadei
con Giorgio Colangeli Andrea Bosca e Mariachiara Di Mitri,
fino al 12 Maggio al Teatro Vascello
via G.Carini 78- Roma
tel. 065881021
www.teatrovascello.it