Fin dagli albori della civiltà umana, noi uomini abbiamo sempre cercato un significato per ogni cosa. Presso gli Egizi, la rondine simboleggiava il “ba”, ossia l’anima. Inoltre la rondine è da sempre considerata annunciatrice della primavera; quindi simbolo di speranza. Ed è di speranza che parla questo spettacolo, incredibilmente intenso e commovente. Si parla d’amore, di dolore, di giustizia e di speranza.

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Matteo non è particolarmente portato per il canto ma è un ragazzo entusiasta e soprattutto volenteroso di imparare. Marta, rigida insegnante di canto, è un po’ meno entusiasta all’idea di dover insegnare ad un principiante. Tuttavia cambia presto opinione quando scopre come mai Matteo desideri tanto affinare la propria tecnica vocale. Infatti il ragazzo intende cantare durante la commemorazione per la madre scomparsa da poco. Ma la donna ancora non sa che l’amore per il canto non è l’unica cosa che accomuna i loro due spiriti tormentati.

Starà a loro, a Marta e Matteo, instaurare una connessione tra le rovine di due vite lacerate. Le anime dei due protagonisti si incontrano, si conoscono a tentoni, ferendosi ma cercando anche di comprendere l’uno le cicatrici dell’altro.

Perché come dice Marta:

ciò che ci rende umani è sentire come proprio il dolore degli altri.

“La Rondine” è un’opera profonda e intensa, scritta in modo brillante dall’innovativo autore contemporaneo Guillem Clua.

Drammaturgo, giornalista, sceneggiatore. Clua sa come avvicinare il pubblico ad ogni storia che racconta.  Ha l’abilità di esprimere sentimenti viscerali e universali rappresentandoli in situazioni vicine ad ognuno di noi. Ed è col tema del terrorismo e dell’intolleranza che in “ La Rondine” tenta un’implicita opera di sensibilizzazione.

Si tratta di un inno alla fratellanza in cui vengono analizzate diverse esperienze di amore e dolore; due facce della stessa medaglia. Lo spettacolo parte da un’atmosfera di dolce ilarità.

Dopodiché, ma man mano che si scava nel cuore pulsante del dramma, il clima si fa sempre più tormentato. Il ritmo incalzante e gli intriganti colpi di scena impediscono al pubblico di distogliere l’attenzione anche solo per un secondo.

Inoltre Lucia Sardo e Luigi Tabita, rispettivamente nei panni di Marta e Matteo, interpretano i loro ruoli con struggente autenticità. La loro recitazione si dimostra esuberante e vitale, tuttavia commovente e fragile.

Una nota di merito va anche a Martina Vannucci e a Pino Tierno, rispettivamente per traduzione e adattamento del testo originale, e all’azzeccata regia di Francesco Randazzo.

Infine desidero dare un consiglio a tutti i numerosi futuri spettatori: munitevi di una considerevole quantità di fazzoletti.    

“La Rondine”, perla di drammaturgia contemporanea, sarà in scena al teatro Rossetti dal 19 al 24 marzo.

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