Le origini antiche di questa danza in un libro di Maria D’Acunto, “La ‘Ndrezzata ”, edito da Imagaenaria di Ischia nella collana “Opera da tre soldi per quattro gatti” (64 pagine con illustrazioni).
Una danza “intrecciata”, che il nuovo testo fa risalire a riti pagani antichissimi tenuti nel solstizio d’estate.
La ‘Ndrezzata è una danza rituale profondamente radicata nel patrimonio culturale e folclorico di Barano d’Ischia, e la sua esibizione è un momento di tradizioni che richiama tutta la comunità di Buonopane.
Fino a qualche decennio fa veniva eseguita esclusivamente nei giorni dedicati a Giovanni Battista (24 giugno e Lunedì in Albis) e sul sagrato della chiesa a lui intitolata.
La danza non rientra, però, nei rituali cattolici e la presenza del Battista si spiega tenendo conto del fatto che la sua natività è stata inserita in una festività pre-cristiana.
Il 24 giugno è il giorno (spostato dalla Chiesa) del solstizio d’estate. Nella religione primitiva tale solstizio costituiva un sabba ed era detto Litha.
Il Litha dava luogo, tra tutte le popolazioni dell’emisfero nord, a grandi celebrazioni con rituali che sopravvivono ancora oggi: accensione dei fuochi, raccolta di erbe, canti e danze.
Questo insieme di elementi induce a ritenere che le origini della danza vadano ricercate negli antichi culti.
Culti e ritualità
Il rito della ‘Ndrezzata si articola in tre tempi: sfilata, predica e danza. Ciascuno dei diciotto danzatori tramanda ai propri discendenti i segreti della danza e il privilegio di parteciparvi.
Racconta Euripide che Zeus trovò un giorno Demetra furibonda e disperata perché Ade, dio dell’Averno, le aveva rapito la figlia Persefone. Mosso da pietà verso la povera madre, il capo degli dei le inviò le Muse e Afrodite per placarne l’animo, allietandola con musica e danze.
La cultura della danza si diffuse ben presto in tutta l’isola, trovando terreno fecondo presso la sorgente di Nitrodi a Buonopane, vicino Barano e divenendo un elemento caratterizzante del folklore locale.
La tradizione vuole che la danza fosse praticata dalle Ninfe al ritmo di spade di legno battute dai Satiri su rudimentali manganelli che accompagnavano la melodia prodotta dalla cetra d’oro di Apollo, il quale pizzicando la cetra, si innamorò della ninfa Coronide e dall’unione dei due nacque Esculapio.
Appagato dall’amore con la ninfa, il dio concesse alla sorgente Nitrodi, lì dove si svolgevano le danze, la proprietà di offrire bellezza e guarigione. Ma ben presto Coronide s’innamorò del fauno Ischis e Apollo, accecato dalla gelosia, la gettò in mare.
Esculapio decise allora di vendicarsi sciogliendo nella fonte un intruglio di erbe esotiche che rendeva litigioso e geloso chiunque si abbeverasse alla sorgente.
Prima di far ritorno nel loro mondo, le Ninfe per perpetuare la loro danza vollero infondere in dono agli abitanti del luogo il ritmo della ‘ndrezzata.
Gli abitanti di Barano e Buonopane, abbeveratisi alla sorgente contaminata da Esculapio, vissero in continuo litigio fino a quando, nel 1540, una fanciulla perse una cintura di corallo donatale dal fidanzato, un pescatore di Barano. La cintura fu rinvenuta da un giovane di Buonopane, che si rifiutava di riconsegnarla alla proprietaria.
All’ennesima guerra che ne scaturì e che raggiunse il culmine sul ponte di Buonopane, le due fazioni decisero di siglare la pace ai piedi della statua raffigurante la Madonna della Porta.
Il lunedì dell’angelo le due parti riunitesi bruciarono la cintura motivo di discordia davanti alla chiesa di San Giovanni e i buonopanesi festeggiarono ballando una ‘ndrezzata. Da allora, per celebrare la fine delle ostilità, la danza viene ballata ogni anno.
Il corteo
Durante la sfilata metà dei danzatori entra in scena con un giubbetto di colore rosso, che rappresenta gli uomini, mentre l’altra metà indossa un corpetto verde che simboleggia le donne.
Alla testa del gruppo sfila il caporale, al suono di due clarini e due tammorre. Al termine della sfilata i gruppi di danzatori formano due cerchi concentrici, impugnando, proprio come i fauni della leggenda, un mazzariello nella mano destra e una spada di legno in quella sinistra.
Agli ordini del caporale e al ritmo dei suonatori parte la danza, che ricalca le mosse di base della scherma: saluto, stoccate, parate e schivate.
All’interno della danza due sono le figure fondamentali: la formazione della rosa con l’intreccio delle mazzarielle a mani alzate e l’elevazione su di essa del caporale, che in antico dialetto ischitano recita la parte narrata (predica).
L’autrice Maria D’Acunto è una scrittrice da sempre molto attenta alla cultura popolare, interessata alla linguistica, alla mitologia e alla rivalutazione dei dialetti.
Imagaenaria Editrice
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Situata a Ischia Ponte, al pianoterra del Palazzo dell’Orologio, Imagaenaria, dal 1998, edita libri su Ischia e sulle isole vicine, autori classici napoletani e, di recente, ha avviato una raffinata collana di opere ingiustamente dimenticate della letteratura di ogni tempo e paese.