Una donna dalle mille sfumature: attrice, comica, artista, tutto questo è Simona Marchini.
Sul palco del teatro Sistina In Roma va in scena la Mostra, confessioni semiserie sull’arte: spettacolo nato dalla collaborazione della Marchini stessa con Claudio Pallottini e con la regia di Gigi Proietti
La Mostra non è altro che un piccolo lungo viaggio, nel dentro e nel fuori, nell’interno e nell’esterno della “donna” Marchini scandito da quadri e emozioni.
Episodi di vita reale, ricordi, sensazioni danno l’incipit a frammenti raccontati, cantati, recitati in una deliziosa e leggera discontinuità che ti fa sentire rilassato come se fossi nel salotto della tua casa. Nessun registro viene escluso dall’attrice in un puzzle variegato e colorato da mille nuance diverse.
La vera potenza di questa pièce non sta nella tessitura del testo, estremamente variegato e frammentato, ma nella totale completezza della persona e della personalità della Marchini: dapprima potente, energica, perfetta, rigorosamente precisa quando si cala in maniera ineccepibile, con tecnica collaudato mestiere e consapevole talento nei “personaggi” che animano la pièce; successivamente fragile, delicata, timida, emotiva “quasi insicura” nel raccontare e nel raccontarsi.
Frammenti di storia pieni, sfaccettati, veri,vivi in cui realtà e fantasia convivono quasi danzando. Due anime che seppur di dualità opposta collimano con grande morbidezza ed eleganza sul palco del Sistina.
Fondamentale il ruolo dell’arte e dell’artista. L’arte, ovvero tutto ciò che non è ovvio, ciò che ci salva dalla morte diventano spunti per tornare indietro nel passato, per raccontare la parte bella e nobile di Roma e quel senso di fierezza italiana che sembra ormai perduta e dimenticata. Ma l’arte dà soprattutto il La alla Marchini per intessere deliziosi frammenti di satira, pungenti come asce ma puliti nel testo, che seppure scevri da ogni forma di volgarità a cui si è quasi assuefatti risultano egualmente potenti e sicuramente intelligenti e divertenti.
La regia affidata al maestro Proietti risulta molto pulita e lineare; accompagna la ricca complessità della storia con giusta ed equilibrata morbidezza, pochi movimenti modulano la scena senza aggiungere o togliere, evitando così inutili eccessi.
Quello che forse manca è un po’ di ritmo: agli istanti di “Urgenza recitativa” ritmati e pregni, seguono alcuni punti in cui tutto risulta essere un po’ troppo dilatato, quasi diluito facendo perdere mordente.
Il grande rischio che si incorre in questi spettacoli è di arrivare ad una sorta di vanesia auto-celebrazione e a uno sterile autocompiacimento. La destrezza, la raffinatezza, la bravura della Marchini glissano elegantemente questo rischio, regalandoci lo spaccato di una vita di Donna vissuta nella pienezza della sue emozioni, nelle sue sfumature, nelle sue variegate pennellate e nei suoi innumerevoli tagli.