L’anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.
Wislawa Szymborska
In scena sul palco del Teatro Miela torna Gabriella Greison con una storia, che se non fosse che è realmente accaduta, sarebbe una succulenta trama alla Ken Follett.
La vicenda è quella di Farm Hall e dei 10 scienziati che, dal luglio 1945 al gennaio del 1946, vennero inseriti nell’operazione Epsilon che prevedeva un soggiorno coatto in una casa della campagna inglese a Godmanchester, nei pressi di Cambridge.
Il soggiorno, per così dire, era stato organizzato dai servizi militari di USA e UK con tanto di microspie ed intercettazioni ambientali, senza alcun contatto in uscita con l’esterno.
Questi ingredienti hanno già in passato affascinato gli addetti della scienza, è del 2014 infatti un allestimento dal titolo Farm Hall 45 dell’Università di Firenze che metteva in scena un cast di 10 professori universitari improvvisati attori ad interpretare gli scienziati-cavia prigionieri.
Il viaggio di Gabriella
Nella messa in scena di Gabriella Greison abbiamo un’operazione diversa però, c’è la componente “familiare”, diventa infatti quasi una storia con la quale la protagonista ha un legame, una parentela. Il viaggio di Gabriella è ciò che da’ l’incipit allo spettacolo.
Gabriella Greison ha infatti visitato tutti i luoghi della vicenda che ci racconta sul palco. “Racconta” è esattamente quello che succede; più che un monologo è un grande racconto.
I protagonisti di questo lavoro, che è più che divulgazione di una storia mai del tutto chiarita, sono Werner Heisenberg, Max von Laue, Otto Hahn, Walther Gerlach, Paul Harteck, Kurt Diebner, Carl Friedrich von Weizsäcker, Karl Wirtz, Erich Bagge, Horst Korsching.
Il momento storico è quello in cui per la prima volta l’umanità si trovava difronte a grandissime e rivoluzionarie scoperte scientifiche e le loro catastrofiche conseguenze una volta impiegate in ambito militare.
Tra le menti poste sotto sogiorno coatto abbiamo tre premi Nobel Werner Heisenberg, Max von Laue e Otto Hahn che lo vincerà proprio mentre è rinchiuso a Farm Hall.
Heisenberg, considerato uno dei padri della meccanica quantistica è anche colui che più contribuì a lavorare sotto la Germania nazista, sul progetto della bomba atomica.
La Guerra era praticamente finita. Nell’aprile del 1945 Hitler era già stato ucciso, l’unico Paese che si rifiutava di deporre le armi era il Giappone. Nell’agosto del 1945, un mese dopo l’inizio del “soggiorno” a Farm Hall, a Hiroshima quello che sembra un aereo di ricognizione americano sgancia Little Boy. Così si chiamava la prima bomba atomica. Lo stesso accade a Nagasaki, il mondo intero potè vedere con quanta forza distruttrice il progresso scientifico poteva ritorcersi contro i popoli.
In questa operazione di storytelling la Greison sceglie di raccontare Heisenberg come uno scienziato divorato dai rimorsi di coscienza per quanto “scoperto” e per le implicazioni belliche, tanto da aver usato il momento in cui lavorava per il regime nazista come un’occasione per poterne sabotare dall’interno gli intenti, rallentandone i lavori. Versione diffusa da lui stesso a “bocce ferme” e dalla sua famiglia. (Nonostante, verso gli ultimi righi della biografia a lui dedicata su wikipedia, si sostenga il ritrovamento di una lettera in cui Bohr (quello dell’atomo!) dichiari il contrario.)
Un Nobel per due
Un’altra operazione di racconto, che viene inserita dalla Greison nella messa in scena, è quella di dedicare la parte finale a una donna della scienza: Lise Meitner, la scienziata il cui apporto fu fondamentale per diverse ricerche sulla fissione nucleare che permisero a Otto Hahn (mentre svernava a Farm Hall) di prendere il Nobel.
A Lise Meitner non fu mai riconosciuto il Nobel per la fisica perchè ebrea ma sopratutto perchè donna.
Anche Lise Meitner, nel ’45, fu a lungo corteggiata dagli USA per recarsi negli States per sviluppare il programma sulla fissione nucleare per la costruzione della bomba atomica, cosa che lei rifiutò sempre. Poi vide con i suoi occhi quale era l’intento degli Alleati e l’uso che avrebbero fatto di quell’ordigno.
Si impegnò per il resto della vita all’uso pacifico della fissione. Nel corso della sua vita fu candidata tre volte al Nobel, senza mai vincerlo. In compenso le furono conferiti moltissimi altri premi sempre a carattere scientifico e un elemento della tavola periodica si chiama Meitnerio in suo onore.
L’epitaffio sulla sulla sua lapide recita
Lisa Meitner, una fisica che non perse mai la sua umanità
La leggendaria storia di Heisenberg e dei fisici di Farm Hall di e con Gabriella Greison
con regia Sergio Maifredi sarà in scena al Teatro Miela ancora il 17 di gennaio alle ore 19.30.