La guerra dei colori di San Paolo

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Presentato al Nuovo Cinema Aquila in occasione del Riff, lunedì 17 è arrivato sul grande schermo italiano “Grey city“, un documentario di M. Mesquita e G. Valiengo.

Non è il ritratto della San Paolo dei graffiti.

Non è un’analisi storica. Non tratta nè della perdita della vera essenza di questa forma d’arte nè del suo confino in musei e gallerie varie.
“Grey city” parla delle strade di San Paolo e del suo essere, contemporaneamente, un campo di battaglia ed un luogo di confluenza. I graffiti sono solo la voce del popolo, gli artisti i loro rappresentanti.

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Seguendo le gesta di alcuni di questi gruppi, come i Os Gêmeos e i Nunca, partiamo alla scoperta di un mondo inedito e delle sue continue battaglie contro chi vorrebbe mettere un bavaglio a degli artisti che, sentendosi quasi intrappolati tra gli alti palazzi grigi della città, tentano almeno di renderla più piacevole agli occhi e di far “uscire” anche chi non può andare via.

Nonostante i loro buoni propositi, nel 2007 il sindaco ha fatto varare una legge speciale per combattere l’inquinamento visivo. Permettendo a piccoli gruppi di impiegati di coprire i graffiti considerati “più brutti”, si spera di prendere per stanchezza questi artisti di strada e di sconfiggerli una volta per tutte.

La copertura di un enorme murales dipinto sopra un muro e, in precedenza, autorizzato dal sindaco, fa scattare la risposta degli Os Gêmeos che, assieme ad altri gruppi, si prende il compito di ridipingere il murales cancellato. Con la sua inaugurazione ottengono le scuse ufficiali del sindaco e la possibilità di chiedere davanti alle telecamere che non vengano più cancellati i graffiti da nessun muro della città. Nonostante le pressioni, il sindaco ignora la questione. La battaglia continua e nessuna delle parti sembra voler cedere.

Documentario coraggioso ed innovativo, “Grey city” parla del mondo degli artisti di strada da una prospettiva tutta nuova. Contrariamente alla maggior parte dei lavori svolti sino ad ora su questo tema, non vengono mostrati ragazzi e ragazze emarginati dalla società, con problemi di alcol o di droga. Al contrario. Gran parte di loro, infatti, sono veri artisti e vendono i propri disegni a gallerie e musei. Persone quindi normali e non differenti da tutti noi, con la sola differenza che è loro desiderio rendere la propria arte visibile ed usufruibile a tutti. E disposte a tutto pur di rendere reale questo sogno.

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