La foto del martedì, una storia raccontata attraverso le immagini

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Esistono ancora gli scrittori ed i bestseller al tempo di Facebook? Dal 4 al 7 dicembre Giovanni Bonacci, intervistato dalla Nouvelle Vague nel mese di Novembre, risponde a questa domanda con La foto del martedì. Scritto, diretto e interpretato dallo stesso Bonacci, lo spettacolo è ospitato dalla Casa delle Culture.

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Cosa rimarrà di noi nel futuro? Un ipotetico critico si lancia nello studio del diario personale di Facebook di Luca Nardi, un giovane ed emergente scrittore che, in attesa della propria occasione per sfondare nel mondo dell’editoria, riesce a farsi assumere da un’importante impresa import-export.
Tramite le foto caricate sul profilo e le sue note pubblicate nella bacheca personale, riusciamo a scoprire tutti gli avvenimenti più importanti della vita di Nardi, dal trasferimento in un nuovo appartamento con la fidanzata Laura fino agli aggiornamenti riguardo al racconto non ancora terminato.
La sua è una storia raccontata più attraverso le immagini che le parole ed è proprio questo abbandono dell’uso della scrittura che scuoterà e sconvolgerà la vita di Luca.

Prendendo spunto da un corso di critica letteraria seguito anni prima, Giovanni Bonacci porta a teatro lo studio di un profilo di Facebook eseguito con gli stessi mezzi con i quali, normalmente, si va ad analizzare un libro.
Cogliendo alla perfezione il cambio dei tempi, l’attore lascia poco spazio nello spettacolo alle parole e agli scritti dell’immaginario protagonista, concentrandosi invece sul nuovo modo di comunicare tramite le immagini che si è venuto ad espandere con la nascita dei social network.

Moltissimi autori, nessun problema di pubblicazione o di impaginazione ma pochissimi bestseller

 sostiene Bonacci durante la rappresentazione.

Solo il suo protagonista riesce dove gran parte delle persone falliscono. In un mare di fotografie che ogni giorno ci assalgono e ci tolgono il fiato, Luca scopre nuovamente il peso che può avere un’immagine e, come i vecchi romanzi di appendice, comincia a pubblicare sempre meno contenuti donandogli, però, un significato profondo in grado di attirare l’attenzione della persona giusta.

Con eleganza poetica e dolce sensibilità, Bonacci riesce quindi a parlare del problema della comunicazione senza scadere in discorsi superficiali o scontati mostrando che, donando nuovamente il giusto peso a parole e immagini, è ancora possibile riconquistare la dignità che un tempo ci apparteneva.

(Foto di copertina di Simonetta Tesfazghi)

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