Gli sono stati attribuiti infiniti significati, create leggende, per ogni suo colore un simbolo: sventura, successo, vivacità. E’ il papavero.

Quello rosso è simbolo di oblio e del sonno che ha in Morfeo il suo maggior “testimonial”, raffigurato con un mazzo di papaveri cadenti tra le braccia. Persefone, figlia di Demetra, venne costretta da Ade a mangiare capsule di papavero contenente oppio, per tenerla segregata agli inferi e sposare lo zio. Durante la prima guerra mondiale si creavano corone e ghirlande di papaveri in onore dei caduti sul campo di battaglia.
Una delle più profonde e struggenti ballate di Fabrizio de Andrè, “La guerra di Piero” non celebra le rose o i tulipani, ma il papavero: “Non è la rosa non è il tulipano …ma sono mille papaveri rossi“. Ne “Il campo di papaveri” di Vincent Van Gogh sembra che danzino, mossi dal vento, quando li osserviamo nei campi di grano.

“Danza di un papavero”

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Danza di un papavero. Fotografie di Alessandra Piasecka ©
Danza di un papavero. Fotografie di Alessandra Piasecka ©

Osservando l’immagine sembra che gli stami, mossi dal vento, stiano danzando come se fossero la gonna di una ballerina hawaiana che ha come copricapo lo stigma stellato. Il polline liberato contribuisce a creare movimento.

Fiore molto semplice, passato spesso inosservato, sembra insignificante, non è nobile, ma ha ricevuto notevoli attenzioni in leggende e credenze popolari. Celebrato nella struggente ballata “La guerra di Piero”, di Fabrizio de Andrè, impressionato ne “Il campo di papaveri” di Vincent Van Gogh, è passato attraverso la mitologia tra la braccia di Morfeo, è diventato il fiore in onore dei caduti in guerra.

E’ emozionante pensare che, dopo aver letto questo, chi guarderà un papavero non lo farà più con gli stessi occhi. I particolari evidenziati con la macro fotografia si mostrano all’occhio umano e con loro prendono vita le leggende, i significati ed i simboli che nel corso dei secoli hanno visto i papaveri protagonisti e modelli in tutte le culture.

Grazie alla macro fotografia scopriamo un mondo nel mondo, una vita nella vita che altrimenti, complice la nostra frenesia, non riusciremmo a conoscere.

Articolo e fotografie di Alessandra Piasecka ©

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