Questa sera la lectio magistralis del professor Paolo Nori; fino al 27 marzo il capolavoro di Čechov “Zio Vanja” e fino al 10 aprile, in prima nazionale, la pièce “Il Sosia”, dal romanzo omonimo di Dostoevskij

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È andata subito sold out la lectio magistralis che Paolo Nori, esperto di letteratura russa di cui si è molto parlato nella cronaca delle ultime settimane, terrà oggi 23 marzo al Franco Parenti di Milano a partire dal suo libro Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij, proprio mentre va in scena nello stesso teatro l’opera Il Sosia, dal romanzo omonimo del maestro russo per la regia di Alberto Oliva. L’intero incasso della prima della pièce (in scena fino al 10 aprile) e dell’incontro con lo scrittore Nori, docente dell’Università Bicocca, andranno a #MilanoAiutaUcraina, il fondo aperto da Fondazione di Comunità Milano onlus su impulso del Comune di Milano, finalizzato alla raccolta di donazioni destinate a sostenere progetti di aiuto e accoglienza della popolazione ucraina arrivata in città per fuggire dalla guerra.

Stessa cosa accadrà per parte del ricavato della prima di un altro grande capolavoro russo, Zio Vanja, in scena fino al 27 marzo con l’adattamento e la regia Roberto Valerio.

La lectio di Paolo Nori

Tutto comincia con Delitto e castigo, un romanzo che Nori legge da ragazzo: è una iniziazione e, al contempo, un’avventura. La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare. “Sanguino ancora. Perché?” si chiede Paolo Nori, e la sua è una risposta altrettanto sanguinosa, anzi è un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. Se da una parte Nori ricostruisce gli eventi capitali della vita di Fëdor M. Dostoevskij, dall’altra lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare. Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere.

Zio Vanja

Dramma che Čechov considerava però una commedia, quasi un vaudeville (il debutto ufficiale risale al 26 ottobre 1899, al Teatro d’arte di Mosca) Zio Vanja è la rappresentazione delle grandi illusioni, di percorsi che iniziano per poi tornare al punto di partenza, della noia, che non è spazio per la creatività ma al contrario anticamera della depressione, maschera della paura che paralizza impedendo di realizzare i propri progetti. Roberto Valerio ha deciso però di restituire il testo con una messa in scena a contrasto, energica, movimentata, commentando ironicamente: “La noia, di solito si racconta meglio tentando di non annoiare”.

In scena vediamo Pietro Bontempo, Mimosa Campironi, Giuseppe Cederna, Vanessa Gravina,
Massimo Grigò, Alberto Mancioppi, Elisabetta Piccolomini, in una produzione di Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana.

Il Sosia

Una prima nazionale prodotto dal Franco Parenti con cui Alberto Oliva torna a Fëdor Dostoevskij (dopo Il topo del sottosuolo, Ivan e il diavolo – Il mistero del doppio nei Fratelli Karamazov e Delitto e castigo) dirigendo due grandi interpreti del teatro e del cinema italiano come Elia Shilton e Fabio Bussotti (che ne cura anche l’adattamento). Il sosia è la seconda opera di Fëdor Dostoevskij, pubblicata nel 1846 dopo il successo del suo primo romanzo Povera gente. Le scene sul palco del Parenti sono dell’ungherese Csaba Antal, allievo di uno dei maggiori rappresentanti del rinnovamento scenografico europeo del secondo dopoguerra, Joseph Svoboda.

Per tutti gli orari e i biglietti, teatrofrancoparenti.it

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