“La cosa giusta”, così si chiama il tour che sta portando Daniele Silvestri in giro per l’Italia per una estate, insperata e sorprendente, di musica dal vivo.
Un tour che l’ha portato giovedì anche a Grado, per il secondo appuntamento della ventiquattresima edizione del Festival Onde Mediterranee.
Grazie non è solo una parola. E’ un sentimento vero, profondo che nutro in questi giorni per il pubblico che ci viene a vedere. Ci vuole voglia, ci vuole anche un po’ di coraggio
La cosa giusta tour
Tornare subito in sella, come dopo una caduta da cavallo, – in questo caso un periodo di crisi che affligge tutto il settore artistico-, ricercare e ritrovare il contatto e lo scambio di energia con il pubblico.
Una scelta che, dicevamo, implica anche una dose di coraggio, sia da parte degli spettatori che dagli artisti.
Coraggio premiato dall’accoglienza e dal calore del pubblico, parte attiva della performance sin dall’inizio e lungo tutto il concerto di quasi tre ore, con una serie (che sembrava quasi infinita) di bis.
Come a non volerlo lasciare andare, a riprova di quanto il pubblico di Onde Mediterranee sia affezionato al cantautore e quanto sia atteso ad ogni esibizione in queste zone.
Se, come afferma Silvestri a conclusione di Io non mi sento italiano, in un omaggio a Giorgio Gaber, ci si sente un po’ più orgogliosi a pensare a individui come Giulio Regeni, da spettatori ci si sente orgogliosi ad ascoltare un artista, cantautore e cantastorie come Silvestri.
Canzone civile
Un artista che, anche se non si è fan della prima ora, non si può non ammirare per l’impegno in quello che è un concetto articolato: quello di “musica civile”.
Così come il teatro civile si interroga sull’attualità lasciando una riflessione così fa l’opera di Silvestri (come di altri colleghi, e amici, come Niccolò Fabi).
Una personalità come quella di Silvestri non può che inserirsi perfettamente nello spirito di Onde Mediterranee: di ricerca, di impegno civile, attualità e solidarietà.
Ecco quindi in scaletta brani storici, pezzi improvvisati e scelte durante le prove del pomeriggio e le perle sanremesi.
Tra i primi brani interpretati infatti emoziona una versione molto particolare di “A bocca chiusa” che ricorda quanto la musica vada oltre: oltre i confini, oltre le difficoltà, oltre ai silenzi, oltre alla distanze culturali, e ora come ora, anche fisiche.
Versatilità di intenzioni e suoni
Talento e tradizione, leggerezza espressiva e impegno civile, elementi diversi come diverse sono le sonorità presenti nel live di Silvestri: ritmi latinoamericani si mescolano a vibrazioni elettroniche, che esplodono dopo un inizio intimo voce e tastiera.
La band che lo ha accompagnato a Grado è formata da Piero Monterisi (batteria), Gabriele Lazzarotti (basso), Gianluca Misiti (tastiere e sintetizzatori), Daniele Fiaschi (chitarre), Marco Santoro (fagotto e tromba), Jose Ramon Caraballo Armas (tromba e percussioni), Duilio Galioto (tastiere).
Senza di voi non potei essere qui, a vantarmi di averci creduto, e di averlo fatto insieme agli amici di sempre
“Ogni serata è diversa, alcune sono più diverse delle altre”
Amici, alcuni storici che con Silvestri condividono il palco da trent’anni, e nuovi.
Come amici sono Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, a cui il Festival è dedicato da tre anni a questa parte e a cui è stato dedicato il concerto.
I due sul palco hanno srotolato insieme al cantautore lo striscione che chiede verità e giustizia per il figlio e hanno condiviso alcuni versi da Il mio nemico, testo scritto da Silvestri vent’anni fa ma sempre attuale.
Un tema, quello della ricerca di verità e giustizia, che si fa fil rouge dell’intero concerto per un’altra vicenda per alcuni versi simile ma in altri tratti molto diversa.
In chiusura infatti spazio a “L’appello” che ben esprime e a tratti grida ancora la necessità di verità sulla strage in cui morì Paolo Borsellino ventotto anni fa.
L’ultimo appuntamento di Onde Mediterranee è fissato per domani, 9 agosto, con Max Gazzè in Piazza Grande a Palmanova.