Fino al 21 ottobre va in scena al teatro Stanze Segrete di Roma La bambola spezzata, il testo di Emilia De Rienzo diretto da Gianni De Feo, con protagoniste Alessandra Ferro e Patrizia Bellucci accompagnate alla fisarmonica di Marcello Fiorini.
Una figlia in cerca della madre, una madre troppo persa nei suoi ricordi e nella sua ideologia per poterla riconoscere effettivamente come la figlia. Un incontro inizialmente speranzoso si rivela, con il passare dei minuti, uno scontro sui peccati del passato e sugli orrori che il regime nazista ha portato sotto il tetto di quella che, un tempo, era una famiglia normale.
La parola “mamma” aleggia mischiandosi al profumo di incenso che accoglie gli spettatori all’interno del teatro e rimane indefinita nel fumo che domina la scena. Una parola che, per la figlia, rappresenta solo il dolore di un abbandono avvenuto per permettere alla figura materna di unirsi alle SS di Hitler.
Una parola che oramai può solo descrivere il guscio esterno del personaggio di Alessandra Ferro, eccezionale sotto ogni punto di vista, ma che mai potrebbe rappresentare l’odio e la depravazione che hanno portato la donna a compiere crimini indicibili in nome del regime, dal sostegno all’eugenetica al supporto nella “Soluzione finale”.
Patrizia Bellucci, nei panni di una figlia sempre più spaventata di una madre che temeva già da bambina, riesce a portare il pubblico dalla sua parte facendolo sperare, come lei, nella redenzione della madre e nei sentimenti che ogni genitore dovrebbe provare per i propri figli.
La sinergia e l’equilibrio tra le due attrici danno quindi vita ad un tragico balletto in grado di far trattenere il fiato a tutto il pubblico sin dalle primissime battute creando, nel frattempo, una terrificante spirale alla scoperta degli orrori e dei crimini di un regime che ha lasciato una cicatrice indelebile e incurabile nella storia dell’umanità.