In scena dal 3 al 19 marzo al Teatro Azione di Roma Julie il capolavoro della pur vasta produzione drammaturgica dello scrittore svedese August Strindberg. L’adattamento e la regia sono a cura di Marco Blanchi che affida questa elegante storia ad un doppio cast. Infatti sul palco del Teatro Azione si alterneranno Livia De Luca, Ilaria Salvatori, Vincenzo Grassi, Valerio Rosati, Valentina Mangoni.
Abbiamo intervistato Marco Blanchi
Come mai ha scelto di dirigere proprio il testo di Strindberg?Cosa l’ha colpito particolarmente?
Di questo testo mi hanno colpito l’atmosfera particolarmente densa e piena di significati nascosti. Più vado avanti in questo mio “viaggio teatrale”, più sento il bisogno di confrontarmi con testi classici, con testi che recano in sé l’archetipo.
In questo testo c’è l’eterno conflitto tra i sessi ma anche e soprattutto il conflitto interno di due anime alle prese con la loro sessualità con i loro sogni e i loro incubi.
“Come regista e come uomo di teatro sono sempre stato affascinato dall’invisibile che si nasconde all’interno di un’opera d’arte” ha affermato nelle sue note di regia. Cosa intende?
Bé, ci sono i fatti che il testo racconta, le parole che i personaggi dicono, le azioni che gli spettatori gli vedono compiere e poi ci sono i moventi nascosti che fanno scaturire quei fatti, i silenzi che parlano altrettanto chiaramente delle parole e i pensieri nascosti che che si traducono in azioni.
In questo testo, in particolare, mi interessava, più che far vedere una giovane donna che si invaghisce del suo servo, una anima scissa che cerca in tutti i modi di ritrovarsi anche se ritrovarsi, a volte, può voler dire perdersi irrimediabilmente.
Un lavoro che vede in scena un doppio cast. Come mai questa scelta?
La scorsa estate ho fatto un laboratorio su questo testo basato molto sull’improvvisazione delle circostanze date e sulla musica.
Vedendo il lavoro degli attori mi sono detto che sarebbe stato molto bello portare le loro interpretazioni di questo testo e siccome tutti i ragazzi avevano fatto qualcosa di interessante non ho voluto rinunciare a nessuno di loro, perché un personaggio vive dell’emotività di un attore e ognuno di loro aveva colto un aspetto diverso dei personaggi.
E’ reduce dal successo di Emigranti, un altro testo impegnativo. Con Giancarlo Fares vi vedremo ancora in scena con il lavoro di Mrozek?
E’ stata un esperienza bella, entusiasmante, emozionante, e non è finita qui. Lo spettacolo piace moltissimo al pubblico e questo spinge me e Fares a continuare questa avventura straordinaria. Quindi si, saremo ancora inn scena nella prossima stagione.
Ci sono altri progetti in cantiere?
Molte cose. Sto valutando molto attentamente tutti i progetti che mi vengono proposti perché sento profondamente la responsabilità di fare questo mestiere. Ho sempre pensato che le parole di B. Brecht “Tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte.
L’arte del vivere” dovessero essere il motivo maggiore per fare il mio lavoro.
Si divide tra cinema e teatro. Ma cosa ama di più?
Io sono nato in teatro e spero di morire in teatro. Certo, il cinema per un attore è una avventura affascinante ma per me rimane un avventura e una volta fatta subito torno dalla mia legittima sposa il teatro.
Un insegnante del Teatro Azione e non solo. Un consiglio ai giovani che si avvicinano al mestiere dell’attore.
Essere sempre se stessi. Soprattutto sulla scena.
C’era un insegnante molto più bravo di me che si chiamava K. S. Stanislavskji che diceva ai suoi allievi:
Bisogna partire da ciò che si è, e non da ciò che non si è. E’ inutile e nocivo partire da ciò che non si è.
Credo che queste parole siano l’unica cosa che si possa dire ad un giovane che vuole avvicinarsi a questo meraviglioso e estremamente difficile mestiere.
Un invito ai nostri lettori per lo spettacolo Julie
Venite a vedere questo spettacolo interpretato da giovani attori che, con la loro energia, riescono a restituire tutto il turbine e la passione della vita. Uno spettacolo che parla all’essere umano dell’essere umano