Oh What a Night non è solo la canzone con cui si apre il nuovo musical firmato da Claudio Insegno, Jersey Boys, che ha debuttato lo scorso giovedì al Teatro Nuovo di Milano dove resterà fino al 15 maggio.
Oh What a Night è quanto si dice appena finito lo spettacolo. Una notte piena di grande musica, di uno spettacolo godibilissimo, scorrevole, divertente ottimamente interpretato e ben diretto.
Oh What a Night è uno dei tanti successi dei Four Seasons, il gruppo (italo)americano di cui Jersey Boys ne racconta l’ascesa, il successo, la caduta, la storia. La canzone viene proposta in apertura prima nella versione francese che ha spopolato nel 2000 incrociata poi con l’esibizione originale del quartetto composto qui da Alex Mastromarino (Frankie Valli), Marco Stabile (Tommy Devito), Flavio Gismondi (Bob Gaudio), Claudio Zanelli (Nick Massi). Giusto per far capire al pubblico di chi Jersey Boys racconta la storia.
Ma già da questo primo quadro si capisce che lo spettacolo sarà esplosivo.
I Four Seasons sono un gruppo di ragazzi del New Jersey, messi insieme dal chitarrista Tommy Devito, piccolo malavitoso che entra ed esce dalla prigione. Devito scopre la splendida voce di Frankie Valli (alias Francis Castelluccio), un ragazzino timido la cui personalità esce solo davanti al microfono. Valli è il terzo elemento di un trio, di cui fa parte anche Nick Massi (poco valutato nel gruppo, con la voglia costante negli anni di “faccio un gruppo tutto mio”).
Valli viene consacrato dal boss Gyp Decarlo (Felice Casciano), duro ma dal cuore tenero, a cui assicurerà la sua protezione.
Al trio si aggiunge (grazie alla segnalazione di Joe Pesci, si il futuro premio Oscar, qui interpretato da Giulio Pangi), il giovanissimo autore e musicista Bob Gaudio colui che darà la svolta ai Jersey Boys.
Da qui la storia si dipana tra successi, problemi familiari, pesanti debiti contratti con la mafia, separazioni, cadute e rinascite dei singoli componenti. Fino alla reunion nel 1990 per l’ingresso nella famosa Rock and Roll Hall of Fame
Il tutto sottolineato dai loro grandi successi (175 milioni di copie di dischi venduti), come la trascinante Can’t take my eyes off of you, cantata anche dalla platea, giusto per citarne una.
Jersey Boys, uno dei più grandi successi di Broadway riproposto un paio di anni fa anche sul grande schermo (con il successo inverso), firmato da Clint Eastwood, nella versione italiana è totalmente sostenuto dai quattro bravi ragazzi. Bravi in ogni senso. Sia dal punto di vista attoriale che nel canto. Jersey Boys è un musical con molto testo e con molte sfumature e i quattro ragazzi affrontano con successo il proprio personaggio, personaggio che ripercorre quasi 40 anni di carriera. Ciò comporta uno sforzo attoriale per dare l’impressione della crescita da ragazzini a uomini affidata esclusivamente alla loro interpretazione più che a cambiamenti fisici. E il risultato è davvero azzeccato per tutti e quattro.
A cui si aggiunge, elemento paritario alla recitazione, il canto. Alex Mastromarino è strepitoso con la sua estensione vocale. C’è da chiedersi come questo ragazzo livornese riesca a sostenere vocalmente le giornate in cui ci sono le doppie, considerando che lo show dura ben due ore e mezza.
Marco Stabile, dal nostro punto di vista il vero protagonista, tiene la scena perfettamente e il ruolo di bulletto mafioso con grandi ambizioni gli calza a pennello.
Flavio Gismondi, forte del successo personale avuto in autunno con “newsies”, si conferma un attore e un cantante completo, bravo, perfetto, in entrambe le discipline.
Claudio Zanelli è il fautore della frase tormentone “voglio farmi un gruppo tutto mio”, recitato con convincente ironia sempre nello stesso modo, in ogni occasione (da qui appunto, il tormentone) con loro sul palco un altro interprete degno di nota è Brian Boccuni che veste i divertenti panni (gay) del discografico Bob Crewe, che ci riporta a certe atmosfere alla “Priscilla”.
Bravi quindi tutti, sul palco e giù dal palco, dal regista Claudio Insegno, alla costumista Graziella Pera, ai nove componenti dell’orchestra, al coreografo Valeriano Longoni, alle scene di Roberto e Andrea Comotti.
Assolutamente da non perdere. Anche per chi non abita a Milano. Vale il viaggio.
In scena al teatro Nuovo fino al 15 maggio.
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