È Jared Leto il protagonista della prima conferenza stampa della giornata di oggi sabato 9 novembre, in Sala Petrassi.
Presso l’Auditorium Parco della Musica è intervenuto per parlare del nuovo film di Jean-Marc Vallee il cantante della band Thirty Seconds to Mars, coprotagonista della pellicola.
Con “Dallas Buyers Club” l’attore/cantante statunitense ritorna ai lungometraggi dopo una lunga pausa se consideriamo che l’ultima esperienza risale al 2009 con Mr.Nobody di Jaco Van Dormael.
Che personaggio è quello di Rayon?
Raymond è un uomo che vuole vivere, chiaramente come una donna, non come una drag queen. Non volevo portare nella storia certi clichè e stereotipi.
Non ti vediamo molto sul grande schermo, perché? Come ti spieghi che il film che hai fatto prima di questo, Mr. Nobody ci abbia messo due anni per raggiungere gli Stati Uniti?
Non sono molto interessato nel dover fare tanti film, voglio solo poter fare i più interessanti. Non penso che se si ama una cosa la si debba fare sempre. Far musica con la mia band porta via gran parte delle mie energie. Quanto a Mr.Nobody penso che il film fosse un pò complesso per il mercato americano ma sono contento che malgrado tutto alla fine ci sia arrivato.
Cosa l’ha spinta ad accettare questa sceneggiatura?
È stata una sfida davvero mostrarmi al mondo come non avevo mai fatto prima. So che la sceneggiatura è stata ferma ad Hollywood per 15 anni circa prima che il film venisse fuori. Appena l’ho letta mi sono immediatamente innamorato del personaggio di Rayond. L’occasione di interpretare un personaggio del genere capita sono una volta nella vita, per questo è stato incredibilmente eccitante. Parla di combattere per ciò in cui si crede e lo riesce a fare con anche con humor e grazia, generosità.
Qual è il ruolo per cui uccideresti pur di interpretarlo?
Forse il ruolo che non è stato ancora scritto. E’ bello essere sorpresi, è questo che c’è di bello nel girare film. Non avrei mai pensato qualche tempo fa che avrei interpretato un transgender. Se mi avessero detto che avrei recitato indossando parrucche, con lunghe unghie colorate e le ciglia rifatte vi avrei risposto che era una pazzia ma non sai mai cosa ti aspetta dietro l’angolo.
Come si è documentato prima di girare il film? Ha fatto delle ricerche su quel periodo?
L’ho fatto, ho iniziato dall’inizio studiando i transgender, chi vive vite come quelle di Rayon e li ho analizzati. Ho condiviso anche parte della mia vita con loro.
Cosa pensa di avere in comune con il suo personaggio?
Ho davvero delle belle gambe per prima cosa! Scherzi a parte ci sono un sacco di cose: Rayon è molto simpatico, paziente, gentile. Vuole celebrare la propria vita, amare ed essere amato, sono belle qualità queste e io credo di averle!
Vorrei sapere una sua opinione sull’aids, è così diffusa tra eterosessuali o è soltanto il tentativo di mettere un cappio alla libera sessualità? C’è ancora una speranza grazie alla fitoterapia?
Sarebbe meglio lasciare risposta alle istituzioni, sociologi e medici, questa non è esattamente la mia area. Nel 1995 se avevi aids era una sentenza di morte, morivi velocemente. Sono morti in tantissimi nel mondo. Credo sia stata ben ricostruita la realtà di quel tempo.
Personaggi molto diversi ma anche complementari, ti sarebbe piaciuto scambiare il personaggio con Matthew?
No non credo proprio. Penso che quella fosse proprio la parte per me e che Matthew fosse nato per recitare la sua parte. Sono sicuro che non è la prima volta che lo vediamo col cappello da cowboy!
Per assurdo se nella stessa data fossi costretto a scegliere tra il concerto più importante del tuo gruppo e scena del film più importante, dove andresti?
Probabilmente sarei sullo stage. Credo per la possibilità che il mio lavoro di cantante mi da di viaggiare nel mondo e per l’esperienza che può trovo molto più viscerale quando sono sul palco. Ma sono contento di non dover scegliere.
Ti vedi in futuro sempre più alle prese come regista?
Ho studiato regia da giovanissimo e tre anni al college come attore. Mi piace molto essere dietro la telecamera per dirigere documentari e piccoli film, ma sì, mi piacerebbe molto continuare!
Direi che ti piace il cinema indipendente, cosa ci dici?
Sì, mi piacciono i film indipendenti. Mi è piaciuto molto Gomorra ad esempio. Ci vuole passione per raccontare certe storie sapendo che non saranno macchine da soldi. È bello esser coraggiosi almeno ogni tanto.
Cosa ne pensa delle contraddizioni del sistema sanitario americano?
Penso che tutti abbiano diritto di ricevere l’assistenza minima necessaria, dall’acqua ad un ricovero quando si è malati. In Italia ho avuto l’occasione di essere curato in una clinica per un brutto mal di gola e per tutto ho dovuto pagare circa 7 euro! È stato incredibile, fantastico! Un buon esempio di come le cose dovrebbero funzionare!
Quali sono le band che più l’hanno influenzata?
Band come Led Zeppelin e Pink Floyd quando ero piccolo e ora Cure, Nine Inch Nails, Radiohead e Nirvana.
Puoi darci un piccolo scoop?
Siete capaci di tenere un segreto? Suoneremo presto a Roma. Nel tardo febbraio o ai primi di marzo al massimo. Abbiamo suonato la scorsa settimana a Milano ed è stato uno show stupendo. L’Italia ha forse il pubblico più caloroso del mondo. Ne dubitate? Ho visto una bionda li dietro che scuoteva il capo, venite a vedere un po’ di concerti in giro per il mondo della mia band e ve ne accorgerete.