Archiviati i festeggiamenti per gli 80 anni appena compiuti lo scorso 1 dicembre, eccoci in sala per l’anteprima stampa di uno dei film più attesi del mese. Irrational Man di Woody Allen arriva nei cinema italiani oggi 16 dicembre 2015.
Il cast vede tra i protagonisti un mai scontato Joaquin Phoenix nei panni del professore di filosofia Abe Lucas. Emma Stone, ad un anno di distanza da Magic in the Moonlight in cui l’avevamo vista al fianco di Colin Firth, torna ad essere diretta da Allen per interpretare la studentessa Jill Pollard. Complimenti ad entrambi!
Roy, il ragazzo di Jill, (Jamie Blackley) ci mette poco a immaginare che la giovana fidanzata possa infatuarsi dell’affascinante professore, appena arrivato in facoltà portandosi dietro una fama di tombeur de femmes, dallo spirito bohemien e disincantato.
Quell’uomo macerato, frustrato e senza più illusioni fa presto breccia nella sua allieva benchè faccia di tutto per non incoraggiarla. Ha provato a fare cose positive nella sua vita, ma questa, gli ha sbattuto in faccia quanto i suoi tentativi fossero inutili.
A risvegliarlo sarà solo una scelta folle, estrema ed inaccettabile. Solo così sentirà di fare qualcosa di autenticamente utile e grazie a questo tornerà a vivere per davvero.
Irrational Man, presentato a Cannes, porta in serbo tanti temi cari al cineasta americano. Torna l’uomo maturo ed affascinante che incanta la bionda di turno, solo apparentemente più debole ed ingenua.
Le scelte morali ed etiche continuano ad affollare lo script di Allen in un film che sembra essere il figlio naturale anche se un pò ripetitivo, di “Match Point“. Anche qui come allora, la casualità è messa in evidenza. La banalità del male non è solo accennata ed il richiamo ad Hanna Arendt è persino citato nella fitta sceneggiatura. La voglia di tornare a vivere e la capacità dell’uomo di gettare tutto alle spalle per spirito di sopravvivenza sono sotto la lente d’ingrandimento del regista.
Anche qui come in Match Point è lecito domandarsi se davvero un uomo spinto al limite possa essere capace di compiere qualsiasi cosa senza avere un “passato” da delinquente.
Woody dal dramma vira, in questa versione aggiornata, sulla commedia grottesca che sfiora la farsa in certe situazioni portate al limite. Ci sono diverse incongruenze e non tutti tasselli sembrano andare ad incastrarsi con facilità. La fotografia di Darius Khondji, quasi troppo bella, sembra avvalorare l’impressione che questo sia un film “di maniera” malgrado tutti gli spunti narrativi “importanti” che si ravvisano.
Allen ci gira intorno senza mai avere la forza di affondare il colpo e alla fine, benché il film non stanchi con i suoi 95′ minuti e regali momenti godibili, resta incompiuto.
Indulgere per via delle 80 primavere? Ricordiamoci che appena due anni fa la stessa persona ci donava Blue Jasmine! Forse più che in altre occasioni si tratta di un film da metabolizzare per avere un quadro oggettivo? O sono io che, da fan con statuetta del regista a casa, non mi rassegno all’inevitabile declino?
La risposta è a voi. Buona visione.