Il 27 e 28 gennaio parta la prima rassegna di Stand Up Comedy allo Spazio Diamante di Roma. I migliori comedian italiani, una volta al mese, saliranno sul palco e senza inibizioni e censure daranno vita a monologhi graffianti. La prima stand up comedian ad esibirsi è Velia Lalli il 27 e 28 gennaio con Lasciate che i pargoli vengano a me.
Sei stata tra le prime donne ad affrontare argomenti scomodi senza mezzi termini.
Qualche anno fa la stand up comedy era sconosciuta in Italia, oggi le cose sono cambiate a tuo avviso?
Non credo che siano davvero molto cambiate. Il grande pubblico non conosce ancora la stand up comedy e i comedian italiani.
Vedo ancora facce interrogative quando dico di essere una stand up comedian (e qua apro spazio alle battute dei detrattori). Allora provo a darmi un tono nominando quelli che dovrebbero essere più conosciuti, che lavorano di più, e… niente.
Le persone continuano a guardarmi con sguardo assente…
La stand up comedy è sicuramente nota agli addetti del settore ma, per quanto riguarda il pubblico, resta ancora un genere di nicchia. E i comedian una specie da proteggere. Questo aspetto per certi versi può essere affascinante: un grande territorio da esplorare e da conquistare.
Speriamo di riuscire a conquistarlo in vita.
Di cosa ha bisogno secondo te il pubblico in Italia?
Direi che il pubblico potrebbe avvantaggiarsi di una maggiore lungimiranza da parte di chi decide palinsesti, programmi di festival ed eventi culturali, di chi dirige artisticamente spazi deputati alla cultura.
Credo che il “pubblico” non sia una entità definita, ma potenziale. Usando una metafora: un bambino non sa cucinare e mangia quello che gli viene proposto, conosce il “mainstream” , diciamo il Mc Donald’s, ma amando gli hamburger è un potenziale fruitore di una cucina del genere ma di diversa qualità, più ricca, meno standardizzata.
Insomma, sarà che è ora di pranzo, ma se non si offre mai, o molto poco, una cultura comica diversa è più facile che il pubblico diventi l’entità definita di cui sopra, cioè un bambino grasso, passivo ed annoiato.
Da questa stagione sei una delle ospiti fisse di #Sbandati il programma su Rai Due condotto da Gigi e Ross. Cosa ci racconti di questa esperienza?
E’ una esperienza che si è rivelata più interessante e divertente di quanto avessi immaginato: qual è la cosa più facile per un comedian? (non facile in assoluto, specifico, ma più facile!)
Per esperienza posso dire che è trovarsi su un palco, solo, davanti al suo pubblico, quello che ha già deciso di non essere grasso, annoiato e passivo, quello che è addirittura uscito di casa, ha trovato parcheggio, e pagato per assistere al suo spettacolo.
Sbandati per me è uscire da questa zona di comfort, è portare il mio modo in un contesto eterogeneo, senza neanche il cappello di una definizione: “comedian”. E’ infiltrare la sostanza di un modo di fare comicità senza neanche esibirne una definizione a priori.
Una specie di processo inverso che sto trovando stimolante e soddisfacente dal punto di vista del risultato.
Qual è il tuo ruolo in questa trasmissione?
Il mio ruolo è “Velia Lalli” che dice ciò che pensa, nella modalità in cui è capace di dirlo: senza remore. In particolare si discute della TV, della cultura mainstream che il sistema televisivo reitera: immaginate un agnostico che può dire ciò che pensa ad un prete, e può farlo durante l’omelia. Voi avreste perso questa occasione?
Sei una stand up comedian. È nella tua natura di comica dire qualcosa di scomodo.
C’è qualcosa che ti è stato censurato?
Se ti riferisci a Sbandati, no. Perché in quel contesto il mio gioco è dosare il linguaggio e forzare sul contenuto. E anche questo è un buon esercizio, visto che spesso c’è chi confonde la comicità “irriverente” , fatta di punti di vista scomodi, con l’utilizzo della volgarità.
Ma qual è il programma preferito di Velia Lalli?
Il Tg di Mentana. Mi ipnotizza: con quella metrica nel parlato tutta sua, fatta di pause totalmente fuori tempo, che ti costringe a rimanere attaccato fino alla fine per capire il senso della frase.
E i programmi di cucina, da cui continuo a non imparare niente, essendo la cucina al di fuori delle mie capacità psicofisiche: per me i programmi di cucina sono divulgazione scientifica.
Sono diverse le giovani comiche che stanno approcciando a questo lavoro. Un consiglio per loro?
Si, poiché quelle che conosco hanno almeno 15 anni meno di me, gli consiglio di usare una buona crema antirughe ma al contempo rassodante. Che solo antirughe un po’ affloscia. E di tenersi in forma il più possibile… che ok far ridere, ma nulla è gratificante come essere ancora bona a 40 anni.