Dall’8 al 10 novembre torna in scena Luca Milesi, e lo fa nuovamente al Teatro Tordinona di Roma con 1.9.8.9. ovvero L’ultimo nastro der fijo de Mimì.
Ultimo capitolo della trilogia prodotta dalla Compagnia Enter, scritto diretto e interpretato dallo stesso Milesi, affiancato nella regia da Maria Concetta Liotta.
Il protagonista di chiusura per la Trilogia dedicata alla Memoria e alla Famiglia è… un “anno”. E che anno!
Sulla scena, per l’ultima volta, il nostro amico ora ha come unica compagnia un registratore ed una bobina.
E’ l’ultimo lavoro della Trilogia della Compagnia Enter dedicata alla Memoria e alla Famiglia. Ci riassume i primi due lavori?
La Trilogia ha portato in scena “Miracoli del Magico Fascicolo” e “Anduma”. Nel primo il nostro protagonista rinveniva nell’archivio storico del suo posto di lavoro un vecchio fascicolo di documenti appartenuto a sua madre: da lì iniziava una serie divertente di incontri ravvicinati con gli spiriti dei suoi cari, attraverso gli oggetti un tempo a loro appartenuti e ancora conservati in casa, che prendevano vita per dare pace a quel senso di vuoto che lacerava le notti del nostro uomo, una sensazione talvolta comune a tutte quelle persone che hanno già vissuto il distacco da entrambi i genitori. Nel secondo racconto il protagonista ritrovava dal vivo alcuni momenti della propria infanzia vissuti con il padre attraverso situazioni analoghe che lo vedevano ora genitore di un bambino piccolo, in luoghi e circostanze straordinariamente simili a quelle del proprio passato.
Quanto sono importanti per lei Memoria e Famiglia. Cosa rappresentano nello specifico?
La Famiglia è il crogiolo della mia vita, sono le mura, le strade che sempre rimarranno amiche anche quando dopo anni non saranno più il luogo di incontro fisico con i cari trapassati. La strada che porta alla via della vecchia casa, i metri che percorri fino al cancello e da quello alla vecchia porta, il cortile e tutto il resto non smetteranno mai misteriosamente di parlarti e anche di calmarti, se necessario. La Memoria è strettamente collegata a questo, nel caso mio come di tutti coloro che da un padre o da una madre sono stati cresciuto a pane e politica. In questo caso, beh… la Memoria è senza dubbio qualcosa che rimanda agli insegnamenti civili della Storia. Senza di Lei non c’è futuro.
Cosa sarebbe la nostra società senza Memoria. in una tempo in cui tutto corre veloce, quanto è alto il rischio di dimenticare?
Sarebbe quello che già è. Mi pare evidente come ormai manchi poco ad un nuovo salto nel buio. Il potere ha cercato, voluto e ottenuto per le giovani generazioni il corto circuito con il passato, i fili della memoria sono stati recisi, i giovani vengono instradati sapientemente su percorsi pericolosi, di paura, diffidenza e razzismo. Si veda quello che accade ogni domenica negli stadi di calcio.
A chi spetta insegnare alla nuove generazioni il rispetto per la Memoria e la Famiglia?
A tutti coloro che sono dotati di buona volontà. Agli attori, secondo me, prima di altri. Ai drammaturghi, ai registi, attraverso il teatro di narrazione. Noi teatranti possiamo essere il primo alleato delle famiglie e dei professori a scuola.
In scena dall’8 al 9 novembre al Teatro Tordinona 1.9.8.9 un anno importante…cosa ci racconti?
Il nostro uomo aveva quindici anni nel 1989, era bruttino, nerd e sfigatello. Insomma aveva tutti i prerequisiti fisici per non appartenere alle bande degli esemplari da struscio (tutti solo vasche a via del Corso per rimorchiare) e per crescere, magari in solitudine o in compagnia di altri sognatori “obtorto collo” come lui, pensando ai problemi del mondo, partecipando ai movimenti studenteschi che a poco a poco riprendevano a fiorire un po’ ovunque, in Italia con la famosa “Pantera” (il movimento nato nel 1990 nelle Università siciliane e diffusosi poi in tutto il paese) e nel resto del mondo fino in Cina, con la rivolta che poi sfociò nel massacri di Tienammen. Il nostro protagonista ha poi un conto in sospeso con il Muro di Berlino: aveva studiato un mese per dare l’interrogazione in Geografia Europea, programmata il 10 novembre 1989. Nel giorno stabilito saltò tutto, la sera prima era caduto il Muro, il programma studiato era divenuto obsoleto, la professoressa non lo chiamò più. La Memoria talvolta ha tinte tragicomiche.
Perchè il pubblico dovrebbe venire a vedere 1.9.8.9 qual è il messaggio che intendi lasciare?
Quando si innescano meccanismi di immedesimazione per i quali ciò che accade al protagonista in scena diviene qualcosa che ti appartiene, beh… la memoria in quel caso fa un balzo indietro e tre in avanti, i flash del passato danno a poco a poco luce ad un quadro nitido che ti aiuta a ricordare chi eri e tutta la fatica che hai fatto per essere ora quel che sei. Venite, dai! Ho scritto tanto!