I racconti di Dioniso: un festival “diffuso”, ricco e suggestivo. Un’occasione da non perdere!

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Intervista ai direttori artistici: Silvia Ponzo, Lorenzo de Santis e Franco Nappi

Il festival I RACCONTI DI DIONISO, nato dalla collaborazione fra Opifici03 e Il Demiurgo, inaugura per il suo primo anno una rassegna di spettacoli tratti dal repertorio classico nella cornice di Roma antica. Patrocinato da Regione Lazio e Comune di Roma insieme a Parco Archeologico dell’Appia Antica e Parco Archeologico di Ostia Antica porta in scena un attento calendario di appuntamenti sparsi fra gli Scavi di Ostia Antica, il Castello di Giulio II, la superba Villa dei Quintili e il Mausoleo di Cecilia Metella in un lungo periodo che va dal 14 maggio al 24 settembre 2022.

Incontriamo i tre direttori artistici – Silvia Ponzo, Lorenzo de Santis e Franco Nappi – che raccontano la genesi e le idee dietro una rassegna così diversa dal solito.

Come nasce l’idea di un festival dedicato a Dioniso?

Tutto nasce più di un anno fa, quando abbiamo cominciato a preparare lo spettacolo “Le Baccanti” che sarà in scena il 10 settembre nella rassegna. Il protagonista dell’opera è, per l’appunto, proprio Dioniso, divinità dell’ebbrezza, del vino e del teatro. Dedicare a lui il titolo della rassegna ci è sembrato adatto e coerente.

Silvia Ponzo

Roma ma non solo: una valorizzazione di un territorio spesso dimenticato o la scoperta di spazi insoliti? 

Le innumerevoli bellezze di Roma non le scopriamo certo noi ma abbiamo deciso di valorizzare dei siti archeologici che purtroppo non sono conosciuti abbastanza o che non godono dell’adeguata notorietà che la loro bellezza imporrebbe. Per fare un esempio, sono passato mille volte lungo Via Appia e vedevo Villa dei Quintili in lontananza ma non ho mai preso la decisione di visitarla. Fortunatamente, l’ho scoperta con piacere e ora organizziamo una rassegna tra quei ruderi antichi. 

Lorenzo De Santis

Perché un team alla direzione artistica, invece del tradizionale vertice della piramide, cioè un singolo direttore/direttrice?

In questa rassegna siamo in tre a condividere il titolo di direttore artistico. La nostra idea, che racchiude in generale tutto il senso de “I racconti di Dioniso”, era quella di creare un rapporto culturalmente osmotico e teso all’interscambio artistico. Tutti e tre proveniamo da luoghi diversi della penisola e la nostra cultura teatrale risente, in senso positivo ovviamente, del contesto al quale apparteniamo. Amalgamare tutti questi fattori, ci sembrava fondamentale per creare una rassegna variegata ed eterogenea.

Franco Nappi

Lavorare in team è stimolante, ma anche rischioso: quali sono i vantaggi e gli svantaggi? 

L’unione fa la forza e noi sottoscriviamo in pieno questo motto ed è questo il vantaggio fondamentale quando si crea un gruppo di lavoro. Ci si confronta tutti insieme su una questione e si trova il giusto equilibrio tra le parti. Ovviamente, qualche volta possono nascere dei confronti, talvolta anche molto accesi, ma anche dagli scontri possono nascere idee interessanti e costruttive. 

Silvia Ponzo

Il concetto di team si è esteso anche alle partecipazioni e alle collaborazioni: quanto è utile oggi che anche il teatro indipendente adotti un modello di scambio produttivo, simile a quello dei grandi stabili nazionali? 

Lo scambio produttivo è fondamentale ed è a quello che puntiamo. Ci sentiamo un po’ come quei mercanti dell’antichità che si incontravano a metà tra due o più paesi, o tra due o più continenti addirittura, e si scambiavano oggetti, usanze ecc… proprio come al Gran Bazar di Costantinopoli! Il confronto con altre compagnie, nazionali e non, con altri modi di intendere il teatro, di vivere il teatro, ci permette di avere l’opportunità di arricchirci, come artisti e come persone, e ci auguriamo tanto che la cosa sia reciproca.

Lorenzo De Santis

La pandemia ha messo in crisi il teatro, ma ha anche riacceso la voglia del pubblico di tornare in platea, stufo di piattaforme e prodotti digitali: qual è il vostro punto di vista?

Noi di Opificio03 siamo nati nel 2019 e la pandemia ci ha tagliato le gambe già nel momento in cui azzardavamo a fare i primi passi. La lunga sosta, però, ci ha dato l’opportunità di riflettere bene su quali fossero i nostri desideri artistici e quale fosse il modo migliore per realizzarli. Uno di questi desideri era, appunto, “I racconti di Dioniso”. Le persone, ora, hanno voglia di uscire, di tornare lentamente alla vita normale, di svagarsi un po’ e noi gli diamo l’opportunità di farlo, di godersi finalmente una serata tra arte, cultura e spettacolo.

Lorenzo De Santis

Produzione: più investimento o più rischio? Una volta si investiva su scene e costumeria, oggi qual è la spesa più importante per uno spettacolo? 

Quando si decide di creare un nuovo progetto bisogna sempre preventivare un certo margine di rischio ma questo non deve mai scoraggiare l’idea di messa in scena di uno spettacolo. Se decidiamo di partire con una nuova produzione, valutiamo sempre se saremo effettivamente in grado di retribuire adeguatamente il cast artistico e tecnico coinvolto nel progetto che sono la vera benzina dello spettacolo. Questa è la nostra preoccupazione più grande. Purtroppo, il nostro mestiere non viene ancora considerato un lavoro vero e proprio ma l’attore, in verità, è una persona che dona tutto sé stesso, fisicamente e mentalmente, per la riuscita di uno spettacolo ed è giusto che si senta gratificato economicamente almeno quanto lo è emotivamente quando riceve un sonoro applauso.

Lorenzo De Santis

La sostenibilità – nel dettaglio relativa alle soluzioni luminotecniche – è una parola chiave della vostra proposta: in che consiste? 

Tutti gli spettacoli della rassegna sono accomunati da una struttura scenografica essenziale per esaltare al meglio i corpi, le voci, le emozioni degli attori che si esibiscono sulla scena senza alcun orpello ingombrante che visivamente rischia di oscurare tutto il resto. Inoltre, la rassegna è improntata su un comparto luci finalizzato al comparto energetico a base principalmente Led.

Franco Nappi

Illuminare naturalmente significa rinunciare a elementi tecnici o implementare la creatività: insomma è un linguaggio o una soluzione a un problema economico? 

Il nostro desiderio è quello di portare i siti archeologici al centro della scena, farli diventare veri e propri personaggi di pietra e non semplici rottami che ci parlano di un passato lontano. Più lasciamo inalterata la loro magnificenza e più gli permettiamo di sprigionare la loro bellezza. Avere la possibilità di presentare uno spettacolo tra le rovine di una villa imperiale, con il sole che tramonta tra i bastioni, ti dona una suggestione che nessuna luce artificiale è in grado di replicare.

Lorenzo De Santis

La sostenibilità è una necessità anche di altri aspetti di uno spettacolo? Quali?

Nel mondo del teatro bisogna sempre fare i conti con la sostenibilità e tutti gli aspetti che in essa sono racchiusi. Penso alla semplice sostenibilità economica: se un regista cinematografico chiede un’astronave per il suo film, o gliela fanno al computer o la costruiscono veramente, magari anche funzionante. Ovviamente a teatro devi usare molto di più l’immaginazione ma anche questo fa parte della magia che ce lo fa amare.

Silvia Ponzo

Passiamo alla programmazione. Come avete organizzato le idee: siete partiti dai luoghi o dalle proposte? Prima dall’idea di un percorso o la programmazione è arrivata in un secondo momento? 

Un po’ tutte e due. Abbiamo valutato i luoghi dove poter rappresentare gli spettacoli e, al tempo stesso, che genere di proposte artistiche proporre che non stonassero con il contesto nel quale sarebbero state ospitate. Quindi la scelta è proceduta parallela per entrambe le cose.

Franco Nappi

Il nome del festival rimanda all’antico, ma ci sono alcuni titoli moderni: potremmo parlare allora di “classici”? Cosa intendete con questo termine?

Il ricco cartellone mette al fulcro l’obiettivo di sfruttare l’universalità del testo attraverso 16 spettacoli diversi ed eterogenei. Il filo conduttore della rassegna sarà il teatro classico che ben si sposa con i suggestivi ambienti che ci ospiteranno. Ma, attenzione, non teatro classico inteso come “antico” ma che racchiude esponenti di ogni epoca che hanno impreziosito la storia del teatro mondiale. Spazieremo da Shakespeare a Molière, da Euripide a Oscar Wilde, da Dante a Durrenmatt.

Franco Nappi

Fino a che punto un classico riesce ancora a parlare al pubblico di oggi? 

Il classico, come suggerisce la parola stessa, è considerato tale perché non è scalfito dal tempo o dalle mode. Rimane attuale al giorno d’oggi così come lo era quando è stato concepito. La tragedia di Macbeth, per fare un esempio, affronta aspetti dell’animo e della coscienza umana che persistono e nei quali ci identifichiamo ancora oggi. Per quanto ci sentiamo gli ultimi prototipi di un’evoluzione millenaria, in fondo in fondo, siamo sempre gli stessi.

Lorenzo De Santis

Come si costruisce il dialogo fra classico e contemporaneità?

Quando si affronta un classico è necessario farlo sempre con un doveroso rispetto. Ma un classico può essere contaminato da aspetti contemporanei, a mio parere, che non lo snaturano ma, anzi, lo rendono più accattivante e accrescono il senso di empatia di chi lo guarda. Si può decidere di ambientare una storia in un altro tempo o in altro luogo, a noi più vicino, perché no? Magari, il senso intrinseco del testo si adatta bene alle vicende storiche, culturali o sociali narrate di quella specifica epoca.

Lorenzo De Santis

Quanto influisce il luogo sulla regia?

Molto. Noi consideriamo gli spazi che ci ospitano dei personaggi veri e propri degli spettacoli. Il nostro intento consiste del conferire loro vita, sostanza concreta e non trascurarli come fossero un mero sfondo delle vicende.

Silvia Ponzo

Quanto sulla programmazione?

Altrettanto. Ci siamo concentrati sul ricercare un’armonia tra proposte artistiche e spazi ospitanti al fine di creare una reciproca esaltazione, evitando di fare abbinamenti che provocassero un effetto di “stonatura”.

Silvia Ponzo

Ci sono luoghi in cui avreste voluto mettere in scena alcuni spettacoli, ma che risultano inaccessibili? 

Fortunatamente non ci è ancora capitata una situazione del genere. Ovviamente, anche all’interno di Villa dei Quintili, ci sono spazi inaccessibili perché richiedono un livello di protezione e preservazione maniacali, ma rispettiamo assolutamente queste necessità. Ci sono, però, luoghi meravigliosi nei quali proporre i nostri spettacoli, come Villa Adriana a Tivoli o il Castello Farnese di Caprarola, e ce la metteremo tutta affinché questi nostri desideri diventino realtà.

Franco Nappi

Ci sono luoghi che vi hanno stupito nell’allestire lo spettacolo? Che gli hanno dato una cornice o una spazialità tale da renderlo differente? 

Quando vai per la prima volta a visionare un luogo per allestirci uno spettacolo, solo con la fantasia puoi immaginarti il risultato finale. Ma basta poco: una prova in costume, l’atmosfera giusta e lo stupore ti assale ogni volta.

Franco Nappi

Quali sono i progetti per il futuro di Dioniso e i suoi racconti? 

I racconti di Dioniso è una rassegna che ha avuto una lunga gestazione ed ora, finalmente, vediamo concretizzarsi tutte le nostre idee e i nostri desideri. L’augurio è che questa rassegna non sia un evento sporadico ma che diventi un appuntamento annuale.

Lorenzo De Santis

Quali per voi, come singoli creativi?  

Continuando il discorso di cui sopra, questo progetto ci ha assorbito completamente e abbiamo avuto tempo limitato per pensare ad altre attività che ci coinvolgessero singolarmente. Possiamo solo promettervi che il lavoro di Opificio03 e de Il Demiurgo continuerà sicuramente. Con l’inizio dell’autunno partiranno nuovi progetti, che ci riguarderanno singolarmente, inteso come compagnie o singoli, ma proseguiremo anche il nostro sodalizio di collaborazione. Silvia Ponzo

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