Dopo l’intervista al Regista Massimo Milazzo e all’autore Antonio Romano abbiamo avuto il piacere di intervistare il resto del cast de La banda del Box 23 in scena dal 20 al 30 aprile al Teatro Degli Audaci
Claudio Scaramuzzino e Stefano Scaramuzzino, non è la prima volta che recitate insieme sullo stesso palco? Avete mai pensato di dare vita ad uno spettacolo tutto vostro?
Stefano: Beh… ormai in quasi tutti i lavori teatrali tendo a consolidare il nostro connubio artistico perché ritengo Claudio un attore bravissimo con un grandissimo talento naturale. Ormai tra noi abbiamo creato un feeling speciale come “coppia” ed anche il pubblico sembra apprezzare. In questo lavoro l’affiatamento è una risorsa che va coltivata. Quest’anno purtroppo per varie vicissitudini non abbiamo potuto lavorare insieme in altri due spettacoli che erano programmati in stagione, ma ci aspetta a Maggio un divertentissimo cortometraggio, un progetto filmico importante, e stiamo finalmente per preparare uno spettacolo a due per la prossima stagione a cui teniamo molto, primo perché è la prima volta che ci cimenteremo da soli sul palco e poi perché torniamo in scena con un opera di un autore validissimo a cui noi teniamo molto: Luca Giacomozzi.
Claudio: Ormai da un paio di anni, abbiamo ripreso assiduamente a fare spettacoli insieme. Iniziammo lo scorso anno con la commedia di Luca Giacomozzi ‘Ho imparato a sognare’ a cui andrà sempre il nostro ringraziamento per averci riunito sul palco. Le persone iniziano ad identificarci grazie all’intesa e al feeling che ci ha sempre contraddistinto. Stefano ha un grande talento non solo come attore ma anche come scrittore. In effetti abbiamo in programma uno spettacolo a due già per la prossima stagione. Non possiamo anticipare nulla ma gli Scaramuzzino Brothers vi sorprenderanno!
Fratelli nella vita, ne La banda del Box 23 chi interpretate? Siete Fratelli anche sulla scena?
Stefano: Si… Curiosamente siamo fratelli anche qui, ma i fratelli immaginati dalla penna di Antonio Romano sono notevolmente distanti dalla nostra realtà, le dinamiche dei tre a volte richiedono uno sforzo interpretativo notevole almeno per noi. Non vorrei mai trovarmi nelle situazioni che maturano nel corso della storia.
Claudio: Siamo due dei tre fratelli della storia (Luciana è la nostra sorellona), cosa che in alcuni casi ha creato non poche difficoltà, sono due personaggi così diversi da come siamo e le stesse dinamiche che si creano sulla scena in alcuni casi sono così lontane da quello che è il nostro rapporto che diventano quasi un pugno nello stomaco.
Parlateci dei vostri personaggi
Stefano: Roberto è un po’ un “bamboccione”, che si è barricato in casa dei genitori malati anche per convenienza e che poi ha “approfittato” della sua posizione, senza però trovare una dimensione “reale” perennemente alla ricerca di un appoggio da parte di Claudio. Alla fine l’abbrutimento generale lo rende ancora più fragile nonostante il sussulto finale (che non svelo sennò non venite a teatro…).
Claudio: Io interpreto il mio omonimo, il più piccolo dei tre fratelli, il più provato e anche incazzato dalla condizione sociale ed economica in cui versa, stereotipo di quell’esistenza alla deriva che cadendo nel baratro della violenza e del guadagno disonesto, pensa di trovare la soluzione ai propri disagi.
Quando vi è stato proposto il testo, cosa vi ha colpito particolarmente?
Stefano: L’occasione finalmente di poter rappresentare a teatro parlando di delinquenza l’idea che il “crimine non paga”, e che questi personaggi non sono supereroi ma gente senza scrupoli e senza un futuro.
Claudio: La sua attualità, il mix di ironia, dolcezza e amarezza, e la sua coralità.
Siete in scena al Teatro degli Audaci, un grande teatro non proprio centrale. E’ una bella sfida. Come la affronterete?
Stefano: Abbiamo affrontato teatri grandi ed anche più ampi degli Audaci (il Manzoni, Il Roma, Il Delle Muse, L’Anfitrione etc.), e come sempre ci portiamo il nostro bagaglio di pubblico che ci è affezionato e non ci fa mai sentire “soli” in nessuna struttura che ci ospita. Devo dire che i Teatri, specie quelli periferici e decentrati dovrebbero lavorare soprattutto per agevolare le compagnie e permettere insieme di strutturare un’offerta al pubblico che permetta alle stesse di “sopravvivere” e di riempire queste strutture di contenuti validi… non sempre questo accade.
Claudio: Con assoluta serenità, i grandi teatri come quelli piccoli, sono uno strumento, un veicolo. La localizzazione più o meno distante dal centro, è solo un dettaglio che non può e non deve minare la qualità delle opere che vengono rappresentate.
Non è la prima volta che siete in scena con Luciana Frazzetto. Cosa significa lavorare con una donna cosi esplosiva?
Stefano: Luciana viene definita una “belva da palcoscenico” ed appena sale sul palco si trasforma, regalandoti un’emozione viscerale, incontenibile, ci mette rabbia, caparbietà ed amore ed inevitabilmente contagia chiunque attorno a lei.
Claudio: Luciana è una donna fantastica e una straordinaria professionista, dalla quale si può solo che imparare, sia dal punto di vista professionale che umano. Luciana è la scossa elettrica che genera energia. È il palcoscenico. Punto e basta.
Siete diretti da Massimo Milazzo. E’ un garanzia?
Stefano: Ho avuto la fortuna di lavorare con bravissimi registi, ma Massimo è particolarissimo, è un “asceta” del teatro: sensibile, curioso, intransigente come ama definirsi anche lui. Lavorarci è una continua sperimentazione in cui il “fuoco sacro” che ti accende deve pervadere tutto il tuo essere attore… altrimenti… sono dolori!
Claudio: Massimo è il MAESTRO. In tutto e per tutto. Attento, sensibile, creativo, generoso, comprensivo, educativo, è l’artista che modella gli attori a suo piacimento. Lavorare con Massimo significa ubriacarsi di arte pura.
Un invito ai nostri lettori
Entrambi: Lasciatevi conquistare dalla magia del teatro, non perdetevi l’occasione di emozionarvi, non perdetevi La Banda del BOX23!
Dopo aver sentito Claudio e Stefano, abbiamo sentito anche Carlotta Ballarini
Cosa ti diverte maggiormente in questo testo?
Mi diverte la creatività e l’originalità del tema affrontato, gli equivoci e le gaffe di noi 5 protagonisti che nel cercare di imitare gli attori delle famose serie televisive proviamo a mettere in piedi una banda “improbabile” e “ridicola”
Una squadra affiatata, ma c’è un attore con il quale preferisci lavorare maggiormente
Con Antonio Romano ho già lavorato tante volte ed è con lui che ho creato la compagnia “quantum” siamo legati da una profonda amicizia e tanta stima! Devo dire che in generale siamo una squadra affiatatissima, ho lavorato in modo piacevole e costruttivo davvero con tutti, sono grandi professionisti!
Ci parli del tuo personaggio?
Patrizia è un personaggio molto divertente, è romantica, sognatrice, il suo soprannome è scheggia ed è tutto un programma!!! È una ragazza madre pronta a tutto pur di far crescere sua figlia nel miglio modo possibile, nel profondo è forte, determinata e con una grinta incredibile
In scena con te c’è un’altra donna, Luciana Frazzetto. Ti sarebbe piaciuto interpretare il suo ruolo?
Ogni personaggio di questa commedia ha dei risvolti interessanti, mi sarebbe piaciuto interpretare ognuno di loro in realtà, il ruolo di Luciana è perfetto per lei, intenso, forte e maturo.
Che rapporto hai con la donna che interpreti? Ti somiglia?
Mi somiglia abbastanza Patrizia perché come lei sono un po’ tra le nuvole ma al momento giusto riesco a tirar fuori la grinta necessaria.
Il lavoro che hai fatto per entrare perfettamente in questo ruolo, è stato difficile? Quanto ti ha aiutato la regia di Milazzo?
La regia di Milazzo è stata fondamentale, attenta e accuratissima. Ha aiutato tutti noi attori con grande passione e onestà.
Le immagini per l’intervista sono fornite dall’Ufficio Stampa dell’artista/manifestazione. Si declina ogni responsabilità riferibile ai crediti e riconoscimento dei relativi diritti.