Incursione al Festival di Spoleto – Maratona di teatro parte seconda

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Il Festival di Spoleto non aveva ancora finito con me per cui, dopo una breve pausa, continuai il mio viaggio all’interno di questo mondo fantastico.

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La seconda tappa fu nell’Auditorium La Stella. Anche qui uno spazio sacro, sottratto alla religiosità e consacrato all’arte.

In un palco vuoto, scandito da luci violente, sedie nere di varia fattura e sovrastato da uno scranno da giudice e da una tela interattiva in cui appaiono e scompaiono simboli e parole, disegni e dipinti, come a voler rafforzare l’idea che il processo sia incentrato più sull’Arte in sé e sulla sua libera espressione, anziché sull’individuo, assistiamo a Atti osceni. I tre processi a Oscar Wilde, fiore all’occhiello del Festival di Spoleto.

La figura di Wilde non è una novità per il teatro di Bruni e de Capitani, qui però i fatti sono affrontati con atteggiamento dichiaratamente brechtiano, in linea con il testo di Moises Kaufman, mentre gli attori danno insieme corpo ai personaggi – ciascuno, tranne i principali, più di uno – e alle didascalie stesse.

Il testo raccorda punti di vista differenti, uniti insieme dalla visione filosofica che l’Arte ha, per Wilde, all’interno della società: una sorta di focus sull’autore, ma anche di analisi filosofica ed estetica e, nello stesso tempo, di studio sul linguaggio teatrale.

Il lungo primo processo (tutto il primo tempo) è denso e difficile da seguire, i continui rimandi fra un testo e l’altro; i dialoghi fra una figura e l’altra, ambientati in luoghi differenti, ricostruiscono il primo capitolo della atroce trilogia legale di Wilde contro il padre del suo amante, il giovane Lord Alfred Douglas.

Vittima del conflitto padre-figlio, due lati di una medesima medaglia bramosa di distruggere l’oggetto amato, vittime loro stessi di un atavico narcisismo, allo scrittore irlandese non resta che difendersi con le armi dell’ironia e dell’acume intellettuale contro una classe borghese inetta e puritana.

Le sue armi vengono spuntate dalla necessità, sociale e politica, di ordine morale e così mentre la corona si sostituisce a Lord Douglas nel ruolo di accusatore, l’atteggiamento di Wilde si disfa, implode lentamente sotto il peso dell’incomprensione, arrivando a farsi grido soffocato in favore di una libertà di espressione e di un amore degni solo delle menti più illuminate e dunque condannato dai più.

Il secondo e il terzo processo, poi, sono specchio ed eco di quanto già ascoltato, ma se i testi riportati, le lettere, le testimonianze e le poesie, si ripetono, lo spazio e la profondità che ad essi si danno li rendono titanici e universali.

La figura di Wilde, magistralmente interpretata da Giovanni Franzoni, assurge a simbolo di tutti gli artisti resi muti da una censura cieca e stupida. Lord Alfred Douglas perde gran parte della sua immaturità capricciosa e acquista una sensibilità tenera e delicata, fatta di lacrime represse, di sorrisi e di tenerezze che lasciano commossi tutti perché sinceri e veri, non frutto di apparenza ma di sofferenza intima.

Non c’è un interprete che non abbia raggiunto la piena realizzazione del suo ruolo, ed è un grande traguardo soprattutto se si considera la giovane età di quattro di essi.

Tuttavia su tutti spicca Ciro Masella, prima John Douglas e poi avvocato dell’accusa: perfetta incarnazione della morale bigotta e puritana contro le tendenze estetiche tardo-ottocentesche di Wilde. Grazie ai suoi innumerevoli e pregevolissimi mezzi espressivi, egli raggiunge le vette della perfezione senza scendere mai a compromessi con l’applauso facile o con la macchiettistica malvagità cinematografica.

I lunghi applausi hanno tributato i giusti onori ad una pièce, densa anche di momenti musicali incisivi, conclusa da una dichiarazione corale di indipendenza dell’uomo (leggi artista) di fronte a ogni giudizio: erano gli interpreti o gli attori ad invocarla? Un altro dei molti interrogativi che lo spettacolo lascia nella mente dello spettatore.

A domani con la terza ed ultima parte di Incursione al Festival di Spoleto – Maratona di teatro.

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