La Cerimonia di Apertura del XXXIV Festival del Cinema Latino Americano di Trieste si terrà sabato 9 novembre 2019, alle ore 20.05, nell’Aula Magna dell’ICTP – Centro Internazionale di Fisica Teorica delle Nazioni Unite (Strada Costiera 11).
L’ingresso è gratuito, ma per questioni di sicurezza chiunque voglia essere presente deve dare il proprio nominativo all’ICTP entro le ore 16 del 9 novembre 2019. Le persone che intendono assistere all’inaugurazione dovranno perciò mandare il proprio nominativo, e quello di chi le accompagnerà, all’email latinotrieste@yahoo.com. I giornalisti dovranno inviare il nominativo proprio e di eventuali accompagnatori all’email press@cinelatinotrieste.org.
La serata sarà introdotta dal Direttore Artistico del Festival del Cinema Latino Americano Rodrigo Díaz, che illustrerà la nuova edizione della manifestazione.
Dopo il suo discorso, il Festival prenderà il via con la proiezione del film-documentario Os garotos de Ipanema (I ragazzi di Ipanema) di Tonino Pinto, scelto ad aprire il Festival per offrire, spiega Rodrigo Díaz “una finestra sull’America Latina che crea, sogna e battaglia per la sua felicità“, senza per questo tacere né nascondere “le situazioni di esclusione, miseria, diritti umani negati che in questi giorni vediamo manifestarsi con forza nelle strade di diverse capitali latinoamericane”.
Girato nel 2009, a 50 anni dalla nascita della bossanova e a 100 del samba, il documentario vuole evidenziare la forza del popolo brasiliano. Un omaggio alla cultura musicale del Brasile e a un popolo straordinario, che attraverso i contrasti pittoreschi riesce a conservare tuttavia la sua identità.
L’autore del documentario, Tonino Pinto, è critico e giornalista; inviato speciale RAI per Cinema, Spettacolo, Costume, ha realizzato oltre ventimila reportage, con interviste esclusive ad artisti del calibro di Frank Sinatra, Woody Allen, Steven Spielberg e a nomi importanti della cultura del XX secolo come Gabriel García Márquez. Ha curato numerosi documentari, tra cui Hollywood Hollywood, 100 anni di storia del cinema americano, Gli italiani ad Hollywood, Cher Antonioni, dear Antonioni, caro Antonioni.
Al XXXIV Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, dal 9 al 17 novembre 2019 al Cinema Teatro Miela e al Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”, il subcontinente continua a interrogarsi su se stesso e sulla propria identità.
Nel Concorso ufficiale tanti piccoli gioielli come La revolución y los artistas di Gabriel Retes: il film rivive gli anni ‘20 del Messico, quando arte e letteratura, amore e rivoluzione si incontravano ed erano spesso una sola cosa. Veneza di Miguel Falabella conta su una splendida Carmen Maura crepuscolare, per raccontare un sogno da realizzare, dal Brasile a Venezia. Il cubano Inocencia di Alejandro Gil Alvarez, appena selezionato da Cuba per i Premi Goya e ambientato nell’Avana del XIX secolo, commuove per l’ingiustizia subita da un gruppo di otto giovani studenti di Medicina condannati a morte per un crimine non commesso.
Molte le tematiche della Sezione Contemporanea Concorso: da come le dittature abbiano condizionato e trasformato anche i rapporti sentimentali (Amor en dictadura di Emilia Faur) ai colori, l’esuberanza e la cultura de L’Avana, eredità delle sue tante anime (Herencia di Ana Hurtado); dalla street art come strumento di ribellione anche alla violenza dei narcos (Los Días de la ballena di Catalina Arroyave Restrepo) ai dubbi di un piccolo criminale alle prese con ricatti, traffico d’organi e nuovi incontri che potrebbero cambiare la vita (Humanpersons di Frank Spano).
La sezione Cinema e Letteratura diventa competitiva: i film in gara, con sceneggiature tratte da capolavori della letteratura latinoamericana come Arráncame la vida o La tregua, saranno giudicati da una giuria di docenti delle Università di Trieste, Udine, Venezia, Padova, Bologna, che collaborano da tempo con il Festival, e da Marco Cassini, editore di Edizioni SUR, che offrirà il punto di vista di un editore alle trasposizioni cinematografiche.
Shalom, il sentiero ebraico in America Latina segue le tracce della presenza ebraica nel subcontinente e quest’anno conta sulla prestigiosa collaborazione del Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”, che ospiterà la proiezione di tutti i film di questa sezione, domenica 10 novembre 2019, un vero e proprio viaggio nell’identità e nella cultura degli
Ebrei in America Latina. Il Festival del Cinema Latino Americano è lieto di annunciare un’altra partnership di grande prestigio, che consolida i legami con le istituzioni culturali triestine: sabato 16 e domenica 17 novembre 2019, al Castello di Miramare sarà proiettato in loop, nella Sala Rosa dei Venti, il film Maximiliano de México – Sueños de poder di Franz Leopold Schmeizer (Messico/Austria); una proiezione lungo il percorso museale che anticipa futuri progetti comuni.
La memoria è il filo conduttore di tanti film, si diceva. Malintzin, la historia de un enigma di Fernando González Sitges ricorda una delle più discusse figure femminili della storia messicana, che permise l’affermazione dei Conquistadores e il primo mestizaje. Los Índalos di Roberto Persano, Santiago Nacif e Juan Andrés Martínez Cantó segue le tracce dei familiari rivoluzionari di Aurora Sánchez. Anche Gran Orquesta di Peri Azar è un film sulla memoria, con il lavoro di ricostruzione dei suoni dagli spartiti ritrovati in un baule. E c’è anche la perdita di memoria, che cancella la nostra identità attraverso malattie degenerative come l’Alzheimer, che ritroviamo nin La desmemoriada di Mauricio Alamo e in Bernard di Alex Quiroga.
Tra i film al femminile anche Ana de día, della spagnola Andrea Juarrieta, che racconta la reazione di Ana allo scoprire che una sua sosia ha preso il suo posto e può reinventarsi come vuole. Cortázar y Antín: Cartas iluminadas dell’argentina Cinthia Rajschmir ricostruisce la corrispondenza tra il giovane regista Manuel Antín e Julio Cortázar. Che, memórias de um ano secreto di Margarita Hernández, che ricorda la misteriosa sparizione del Che, tra la Tanzania e Praga, in attesa di un nuovo destino.
Presenti anche le cinematografie dei piccoli Paesi, che hanno minori possibilità di arrivare al mercato internazionale. Il film guatemalteco Septiembre di Kenneth Muller è ispirato a un fatto reale, per raccontare il viaggio di un padre e di una figlia in fuga dal conflitto armato dell’interno del Paese. Lo que siento por tí arriva dalla Repubblica Dominicana ed è firmato da Raúl Camilo, per raccontare contemporaneamente tre belle storie di inclusione sociale, una madre single con due figli autistici, una coppia che cerca senza successo di avere figli, il padre di un atleta alle Olimpiadi Speciali.
Nella sezione Cinema e Letteratura, il nicaraguense Antojología de Carl Rigby di María José Álvarez è un omaggio a Carl Rigby, il pioniere della poesia orale Ni-caribeña: conversazioni, monologhi, passeggiate nella vecchia Managua, ricostruiscono l’universo del poeta.
Uno degli Eventi Speciali 2019 è il film ecuadoriano Panamá di Javier Izquierdo, che racconta l’incontro casuale a Panama tra due ex compagni di scuola di Quito: nessuno dei due è quello che sembra e, dietro le loro identità false, entrambi si muovono nei terreni pericolosi tra corruzione e guerriglie di liberazione. Eventi Speciali anche Sertânia, del regista brasiliano, di origine italiana, Geraldo Sarno (la proiezione a Trieste è un’anteprima internazionale), l’ecuadoriano Panamá di Javier Izquierdo e i due documentari di Tonino Pinto, I ragazzi di Ipanemae Somos Cubanos.
La Retrospettiva è dedicata al regista argentino Fernando Spiner, che ha stretti legami con l’Italia, essendosi formato nel Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.