15 dicembre. Udine. Teatro Contatto, una stagione a cura di CSS Teatro Stabile di innovazione del FVG. Pubblico ipnotizzato dalla Catastrofe portata in scena da Francesco Collavino, visual artist, interprete e coreografo friulano.
L’ingresso può far pensare al teatro shakespeariano, tutti a terra su dei cuscini rossi. Eppure allo stesso livello dello spettatore c’è Francesco. Scruta, sorride. Corre. Forse l’ho visto volare.
Si arma di un lampadario di cristallo e trema. Chiudendo gli occhi si potrebbe addirittura respirare, palpare l’impalpabile aria da terremoto. È una vibrazione continua il suo corpo, o quel lampadario, o la terra.
“A cosa è necessario rinunciare per aprirsi a un linguaggio diverso?”
I suoi muscoli ci rispondono, in un linguaggio a cui siamo poco avvezzi: la danza. E ci risponde con nervi tesi, respiri profondi e sudore.
In un progetto dove la Catastrofe è un inizio, una chiave per leggere il mondo, la crisi può farci rinascere. Dove la Catastrofe è una routine sempre più frenetica, la crisi è lo snodo che possiamo chiamare resilienza.
In un mondo governato dal raziocinio, questa Catastrofe ci spinge verso l’illogico. In un campo minato di sensazioni e percezioni, la comprensione del “fatto scenico” passa in secondo piano. Veniamo tempestati da parole che sono musica e da silenzi assordanti riempiti tutti da questo racconto a cui assistiamo inermi.
Il finale lascia gli spettatori interdetti. Ne vorrebbero ancora. Vorrebbero capire ma stanno chiedendo troppo. Perché la forza di questo lavoro sta proprio nelle persone che lo guardano. Perché tutti noi conosciamo cosa “è catastrofe” ma pochi di noi sanno raggirarla con maestria. E forse Francesco un aiuto ce lo ha dato.