“Misura per Misura”, una fra le più misteriose opere di Shakespeare, in scena da mercoledì 28 novembre al 2 dicembre al Politeama Rossetti di Trieste.
Una Legalità malata, un Potere depravato, un viaggio inquieto nella corruzione degli animi. Tutto ci dice tragedia e invece Shakespeare urla: commedia!
La vicenda si svolge a Vienna. Troviamo Claudio accusato di fornicazione e condannato a morte, al suo fianco Madonna Giulietta, gravida e carica d’amore.
C’è un astuto Vincenzo, Duca, che decide di allontanarsi momentaneamente dall’incarico e vivere i vizi e i virtù della società che amministra. Affida il suo ruolo ad Angelo, vicario, e se ne va sotto mentite spoglie: quelle di frate Lodovico.
Entrano così in gioco Lucio, esuberante amico di Claudio, e Isabella, novizia e sorella del condannato, che viene avvisata della triste pena del fratello. Solo una fanciulla pura d’animo come lei potrebbe chiedere una grazia a quell’Angelo che pare abbia ghiaccio che scorre nelle vene.
Durante questa spassionata richiesta d’aiuto, il Vicario tenta di possedere Isabella, un caro prezzo la verginità per una vita. In questi intrecci c’è sempre Frate Lodovico che come un burattinaio determina le sorti dell’azione e con un tipico escamotage shakespeariano la novizia acconsente all’incontro ma non sarà lei a concedersi, bensì Mariana, promessa sposa di Angelo e poi ripudiata causa perdita della dote.
Eppure il crudele Angelo non è di parola e fa giustiziare Claudio. Ma anche qui Shakespeare ci insegna: non è Claudio ma un altro condannato a morte deceduto per caso. Stessa età, stesso colore di capelli.
L’inganno è fatto!
Tutti vengono a sapere che è Claudio ad esser morto e giunge così il momento di rivelare il gioco e smascherare il vile Vicario che senza indulgenza pecca di ciò che condanna. Il Duca costringe Angelo a sposare Mariana, e poi lo condanna a morte: fretta per fretta, indugio per indugio, simile per simile, MISURA PER MISURA. Eppure il lieto fine non trova spazio per alcun morto, Claudio è vivo e con lui resta vivo Angelo, per grandissima clemenza del Duca.
Play reso meravigliosamente e immancabilmente dalla compagnia, che usa la platea come altro spazio scenico e rende gli spettatori complici di questi intrighi. Scenografia minimale ma d’effetto: ampli teli con proiezioni, talvolta degli attori stessi, e una postazione di regia esattamente sotto al palco, con schermo e addirittura telecamera. È il Duca a manipolare quest’attrezzatura e con essa i personaggi stessi.
Regia attenta quella di Paolo Valerio che sceglie come Duca un irriverente Massimo Venturiello, come Isabella una elegante Camilla Diana e come Angelo un feroce Simone Toni. Buffi e scherzosi gli intermezzi di Gomito, Pompeo e perché no, anche Lucio.