Solo un anno fa La fortezza del castigo, lavoro d’esordio di Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro raggiunse la vetta delle classifiche di vendite con l’introduzione di un nuovo personaggio nel panorama dei romanzi storici medioevali, l’alchimista francescano Bonaventura da Iseo.
Lo ritroviamo ora a risolvere un intricato caso di omicidio all’interno della splendida abbazia di Las Huelgas in Spagna, nel nuovo libro Il monastero delle nebbie (Newton Compton). La scelta dell’ambientazione è perfetta per la trama piena di colpi di scena, di misteri che nascondono oscuri orrori che per essere svelati hanno bisogno di un esperto di elementi alchemici, soprattutto umani.
Gli autori non nascondono di essersi ispirati a grandi testi come Il nome della Rosa e I pilastri della terra, ma entrambi hanno dimestichezza con la drammaturgia, la recitazione e la sceneggiatura per cui la narrazione, soprattutto nella descrizione e nell’azione dei personaggi, strizza l’occhio al cinema.
Pur inserendosi in un filone che ha la necessità di seguire dei canoni ben precisi, Brunoldi e Santoro sono riusciti con questo romanzo a porre l’accento su un tema terribilmente attuale: quello della libertà individuale e di pensiero nei confronti delle costrizioni esterne.
La mancanza di libera espressione porta alla creazione di mostruose sovrastrutture mentali in grado di manifestarsi con comportamenti distorti e patologici. Come se l’inconscio o il DNA si trascini sempre un pezzo di medioevo, una molecola ancora bisognosa di trovare il suo cammino verso l’indipendenza.