Torna in libreria il 3 Dicembre grazie a Longanesi con Il gioco del suggeritore Donato Carrisi, autore prolifico del genere thriller che, a distanza di dieci anni dal suo libro di debutto, Il suggeritore, sceglie di raccontare un’altra storia ambientata nella fitta rete di omicidi e crimini commissionati da un suggeritore, un criminale abilissimo nell’arte della manipolazione, le cui mani rimangono sempre pulite, mentre sono altri ad affondarle nelle nefandezze di cui è capace l’animo umano.
Così, mentre la maggior parte dei lettori di Carrisi si aspettava un nuovo libro legato al mondo di Marcus e dei Penitenzieri – anche a seguito della pubblicazione, lo scorso anno, del romanzo L’uomo del labirinto – , l’autore torna nel mondo che ha sancito il suo successo, trasformando da sceneggiatore a scrittore.
Con Il gioco del suggeritore ritroviamo Mila, svestita dai suoi panni di poliziotta e goffa in quelli di madre. La protagonista del romanzo, infatti, ha preso sua figlia Alice e l’ha portata in una casa in riva a un lago, nella speranza di proteggerla dal buio che insegue costantemente l’ombra di Mila, donna affetta da alessitimia, ossia l’impossibilità a provare empatia. Una “malattia”, questa, che Mila aveva usato nel corso della sua carriera per svolgere al meglio il suo lavoro: quello, cioè, di ritrovare le persone scomparse, di strapparle dal limbo a cui erano destinate.
Ma con la vita della figlia in pericolo, Mila ha scelto di abbandonare il suo percorso e cercare di costruirsi una nuova vita. Progetto che, tuttavia, è destinato a crollare quando l’ex collega Sutton la raggiunge a casa per chiederle aiuto per un’indagine: un’intera famiglia è morta in un casolare di campagna, ma nessuno ha idea di dove siano finiti i corpi. In questo modo Mila si troverà di nuovo catapultata in un mondo fatto di caos e violenza, con il fantasma del padre di sua figlia che grava su di lei e la consapevolezza che non c’è mai davvero una via di fuga dal male.
Ad aiutarla in quest’indagine che la porterà a travalicare i confini del mondo reale per gettarsi nella sua controparte virtuale, ci sarà l’amico Simon Berish.
Con la sua ultima fatica Donato Carrisi costruisce un thriller che si fa forte della precisa costruzione di un impianto narrativo che trabocca ansia e inquietudine. Una sorta di topos nella produzione dello scrittore, che ha costruito il suo successo proprio sulla capacità che ha di creare storie che ti impediscono di allontanarti dalla pagina e che ti costringono a rimanere ancorato alle vicende dei personaggi messi in gioco, anche quando vorresti smettere, anche quando sai che, proseguendo, probabilmente corri il rischio di non chiudere più occhio per tutta la notte.
I libri di Donato Carrisi sono di quelli da leggere con la luce accesa, di quelli che non si limitano a giocare con la curiosità di scoprire il colpevole, ma che invece sorridono ferini davanti alla consapevolezza di riuscire a far nascere demoni e spettri che galleggiano nell’inconscio del lettore. Tutto ciò è possibile anche grazie (e soprattutto) all’abilità quasi amanuense dell’autore, che riesce a ricopiare concetti e situazioni della realtà, portandoli all’eccesso, ricoprendoli di uno strato di terrore che si palesa sotto l’occhio di chi legge per via di una scrittura sempre precisa e pulita che, al tempo stesso, non rinuncia al lato più evocativo. Donato Carrisi dipinge incubi nerissimi utilizzando il cremisi del sangue, il grigio dei luoghi indefiniti.
Ne Il gioco del suggeritore c’è il grigio della pioggia perenne, il rosa di un braccio di un istituto di detenzione, il nero degli abiti dietro cui si cela Mila. E Donato Carrisi riesce a restituire la brillantezza della cromia di questo spettro narrativo con una maestria che spiega perché l’autore sia così tanto amato anche ben oltre i confini nazionali.