Un ragazzo della periferia di Roma, un po’ corto di cervello ma con piedi da tre milioni di euro è il giocatore di punta della squadra di calcio della capitale. Irrispettoso delle regole, venerato dal tifosi, combina un sacco di guai.

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All’ennesima bravata il presidente della Roma decide che bisogna metterlo in riga e, con l’aiuto di un insegnante privato, prepararsi per dare la maturità. La scelta ricade su Valerio, un docente che ha lasciato la scuola per problemi personali e vive dando ripetizioni. Non sarà un’esperienza facile, ma offrirà l’opportunità di un cambiamento per entrambi.

Il Campione

Questa la trama del lungometraggio d’esordio di Leonardo D’Agostini, Il campione, forte di una sceneggiatura ben scritta e una produzione giovane ma ben rodata che risponde ai nomi di  Matteo Rovere e Sydney Sibilia.

Il talentuosissimo Andrea Carpenzano veste i panni del giovane giocatore Christian Ferro, Stefano Accorsi lo affianca con una recitazione matura e profondamente credibile nella rappresentazione dei sentimenti interpretando il ruolo dell’insegnante che ha il compito di istruirlo.

Sarà un legame mosso dalla solitudine e  dal dolore quello che si instaura tra i due, che pur distanti per età, ruolo e formazione, finiranno per aiutarsi.

Il film è una commedia brillante, girata con brio che mette in evidenza la pressione che può subire un ragazzo giovane e inesperto dal mondo del calcio, fatto di soldi,  immagine  e approfittatori di ogni genere.

Belle le scelte registiche, come la camera in movimento nei primi piani di maggior pathos, e magnifiche le scene delle partite allo stadio. L’entusiasmo dell’arena e le inquadrature del campo da gioco fanno apprezzare il calcio anche a chi non piace.

Il Campione

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