In scena al Teatro L’Aura di Roma un divertente One Woman Show che vede in scena una bravissima ed energia Giulia Guastella diretta da Vittorio Bonaccorsa.
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Il titolo ironico e provocatorio è Idonea ma non ammessa, ne abbiamo parlato con la protagonista
Cosa ti ha spinto a scrivere questo testo?
La necessità di raccontare la mia storia e vedere che tante altre persone si ritrovano nella mia stessa situazione, bisogno di condivisione e soprattutto di far ridere il pubblico. Inoltre Federica e Vittorio, coautrice e regista, mi spronavano da anni a mettere per iscritto le rocambolesche vicende che affrontavo, perché conoscevano il mio talento, le mie debolezze e le mie potenzialità e sapevano di poter rendere la mia vita uno Show.
Quanto è autobiografico il lavoro che porti in scena?
È autobiografico al 99%, quell’ 1% si riferisce all’esagerazione con cui racconto e porto in scena i personaggi della mia vita.
Se potessi tornare indietro cambieresti qualcosa?
Forse andrei all’estero ma non sono sicura che è quella la mia strada, sicuramente per avere una carta in più da giocare, ma per il resto non mi pento di nulla.
Cosa modificheresti nel sistema teatrale del nostro Paese?
Cosa non modificherei più che altro. Non dico che sia tutto marcio, ma c’è quel 50% del teatro che spaventa e inorridisce, a partire dalla corruzione fino alla mancanza di qualità. Inoltre rispetto all’estero siamo molto indietro, basti pensare a quanti pochi festival internazionali o dedicati ad altri paesi ci siano; mentre in Francia, in America, in Spagna ci sono festival interi dedicati agli artisti esteri qui si parla solo di festival italiani.
Questo sistema chiuso ci impedisce di confrontarci, ci illude e ci convince che il teatro di prosa è il migliore e il solo da portare avanti. C’è l’ombra dei grandi maestri e di un gran teatro che non c’è più ed al quale non possiamo avvicinarci, ma forse solo perché i tempi sono cambiati e dovremmo cambiare i nostri codici, visto che a far resuscitare i morti ancora non ci siamo riusciti.
Infine il brutto vizio di considerare Le Accademie di teatro come l’unico mezzo in grado di formare giovani attori e che le agenzie siano garanti di qualità…
E’ uno spettacolo ironico ma c’è un retrogusto amaro?
Si è uno spettacolo tragicomico. Il pubblico non se ne rende conto fino alla fine dello Show in cui scappa qualche lacrima o nasce una profonda amarezza. Vi sono sentimenti ed emozioni contrastanti che possono scatenare diverse reazioni in base al percorso di vita che si è vissuto. Ma sicuramente il finale agghiacciante lascia un retrogusto più che amaro.
La regia è di Bonaccorso. Ci anticipi che tipo di direzione hai avuto?
Vittorio Bonaccorso è per me è un genio, un artista completo ed un grande attore. Tutte queste doti gli hanno permesso di vedere molto lontano nel mio spettacolo, perché non vi nascono che ci sono stati momenti molto tragici in cui io non ero più sicura di farlo, ma lui e Federica mi hanno “costretta” a crederci. Essendo il mio maestro fin da quand’ero piccolina ha utilizzato tutte le mie doti comiche e tragiche.
Ha giocato con i mezzi del Gran Varietà anni 70, degli artisti di strada, della comicità alla Marchesini, delle donne di Woody Allen e della clownerie per costruire questo personaggio dalle mille sfaccettature. Ha costruito meticolosamente ogni tempo comico, ogni numero da palcoscenico. Insieme trovavamo ad ogni prova un particolare in più che provocava nel pubblico una reazione positiva.
Vedere alla prima dello spettacolo che anche un minimo gesto provocava nel pubblico la reazione prevista è stato per noi il risultato più grande.
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