“Liberi di sognare” – recensione dello spettacolo andato in scena all’Auditorium BPL di Lodi con “I Legnanesi”
La celebre Compagnia Teatrale è tornata, come di consueto, nella cittadina fondata da Federico Barbarossa, grazie alla consolidata competenza di “Altamarea Produzioni” nella persona di Alberto Ferrari e dei suoi collaboratori, i quali sanno proporre da sempre proposte culturali e momenti di spettacolo, confermando l’ennesimo successo dei Legnanesi per un evento costantemente atteso, nel segno del tutto esaurito, condito da buonumore e sano divertimento.
Sul palcoscenico della BPL, alla presenza del neo sindaco Andrea Furegato (salutato nel finale dalla Teresa) le scene, i costumi, le atmosfere e le battute (con un occhio al presente) hanno rispettato in pieno la tradizione dialettale, con quel mondo popolato da ricordi e suggestioni delle case di ringhiera (ben presenti sul territorio lodigiano) e dei cortili lombardi che sopravvivono all’incalzare del tempo, delle fabbriche con i loro operai e padroni.
Due ore capaci di strappare applausi a scena aperta in una escalation di buonumore.
La nuova commedia, in versione ridotta, dopo i successi milanesi e dell’interland, strizza l’occhio al passato mantenendo una porta aperta sul presente, tra improbabili viaggi allo stadio di Torino, partite di “padel”, battibecchi, tifoserie, bugie, fidanzamenti, tradimenti e riconciliazioni che ci riportano alla classica consuetudine delle maschere nate sull’Olona.
Una festa di colori (in particolare il bianco e nero), ammiccamenti, tecnologie e doppi sensi all’insegna di un preciso senso d’appartenenza.
Sul palcoscenico lodigiano si è condivisa la professionalità di Antonio Provasio, Enrico Dalceri, Italo Giglioli (il nuovo Giovanni) e Maicol Trotta (testi scritti dallo stesso Provasio con Mitia Del Brocco) supportati da altri valenti caratteristi e da una comicità diretta, ruspante ed immediata.
Insieme hanno saputo rinnovare i tempi con la salvaguardia del dialetto e del “teatro en travesti” che li hanno visti trionfare a livello nazionale dal 1949 (seppur con il naturale cambio generazionale) senza mai tralasciare riflessioni di carattere sociale ed umano.
Con ritmo serrato, è ben palese la loro arte dell’improvvisazione ricca di situazioni paradossali senza perdere l’occasione di acute stoccate alle fragilità della quotidianità, per giungere così all’applauditissimo finale in cui “la passerella” ha presentato via via tutti i talentuosi attori senza parrucca.
Lasciando come saluto di commiato un pensiero della Teresa (con al suo fianco la favoleggiante Mabilia), che più o meno risuona così: non c’è nulla al mondo di più gioioso che accordarsi la libertà di sognare ad occhi aperti… si può desiderare una vita diversa con tutti gli annessi e connessi, e non è affatto detto che questi sogni, se ci si crede davvero, non si possano avverare”.
Sicuramente i Legnanesi, con la loro lunga storia, fondata in nome della passione, con gli usi e le tradizioni locali in cui molti dei presenti in platea ben si sono identificati, hanno realizzato il sogno di mantenere viva una antica tradizione, nata dalla creatività di Felice Musazzi e Tony Barlocco, con le “imprese” della famiglia Colombo che oggi come ieri vivono nell’attualità.