di Linamaria Palumbo
(foto di F. Caperchi e L. Palumbo)
Grazie a Rosaria e Luigi Troisi apriamo il cassetto dei ricordi legati a Massimo e ne viene fuori un amore che abbraccia tutti allo stesso modo, e l’intero Troisi Festival non è che un modo per stringersi intorno alla figura del grande Massimo Troisi, non solo come artista ma anche, soprattutto, come uomo.
Il Troisi Festival 2013 si è svolto nei giorni dal 26 al 30 agosto presso il Comune di Morcone. Prima di arrivare a Morcone, peró, il festival si è sviluppato come un vero e proprio contest che ha dato la possibilità a dei talenti emergenti di esibirsi, essere selezionati e frequentare il TroisiLab svoltosi al Teatro delle Muse a Roma.
I giovani talenti si sono poi dati appuntamento insieme ad alcuni addetti ai lavori presso la provincia beneventana e lí tra premi ed esibizioni, ha avuto luogo l’aspetto, forse, più toccante dell’intera manifestazione.
La piega assunta dall’evento è volta a ricordare Massimo e il suo talento, racconti di chi lo ha conosciuto indirettamente e di chi con lui ci ha direttamente lavorato come la sempre bellissima amazzone di Non ci resta che piangere Iris Peynado o Viví Tonini che, della stessa pellicola, curò il montaggio, aggiungendo un’altra stella alla sua brillante carriera di montatrice che già era passata attraverso film come C’era una volta il West, C’era una volta in America.
A mettere in piedi momenti di incontro così importanti, come sempre, il lavoro di una grande squadra, che spesso si muove in punta di piedi e dietro le quinte come Carmen Rizzello e lo stesso direttore artistico Antonio Parciasepe, sostenuti dalla Proloco di Morcone, bell’esempio quest’ultimo di un’entità che in italia esiste ancora e lo dimostra.
Natasha Bonacci ha seguito i giovani talenti e in lei gli occhi della gioia di chi si sente di contribuire a realizzare dei sogni, ma solo attraverso lo sforzo e la fatica; solo un pó di amarezza per coloro che ancora poco credono nella forza di questa manifestazione.
Abbiamo incontrato anche il fotografo, il montatore all’ultimo minuto dei contributi video, l’assistente alla regia e il curatore del sito web, il tutto incarnato nell’unica persona di Marco Barretta che, quasi fosse un altro Massimo Troisi , si è rivelato una figura instancabile e che senza parlare ma solo attraverso il suo lavoro è stato in grado di mostrare qualcosa in più e pare che abbia anche qualche bella idea per la prossima edizione…questo festival sembra proprio stimolante!
Ovviamente nulla di tutto questo avrebbe avuto la giusta luce senza l’inossidabile presenza dell’ufficio stampa di Rocchina Ceglia.
E poi anche noi di Nouvelle Vague ci siamo presi la nostra bella soddisfazione visto che il nostro caporedattore Fabrizio Caperchi ha ricevuto il premio Personalità dell’anno nella sezione fotografia.
Dedicandoci al più praticato sport italiano che è l’aggiramento del conflitto d’interessi, chiediamo al nostro capo quale sia il peso, inteso in termini di importanza personale,del premio e risponde senza esitazione che ‘L’orgoglio è forte, vedere il mio nome accostato a quello di Massimo Troisi, durante un festival che ha l’intento di lasciar vivo il ricordo di un personaggio che ho sempre personalmente stimato è qualcosa che mi rende fiero di quello che faccio, e soprattutto mi ricorda che attraverso il rispetto e l’umiltà si riesce a guadagnare molto soprattutto in termini di ricchezza umana’.
Durante questo festival, ci siamo commossi con Laura Leo per il premio Miglior cantante, ci siamo lasciati trasportare dalla simpatia di Vincenzo Comunale che ha vinto nella categoria Cabarettisti, mentre, con un monologo di Lella Costa, Mariangela Calia si è aggiudicata il premio di Miglior Attrice, invece il premio della Critica è andato a Marida Longo e il Premio Lab a Roberto Calvo.
“Voi volete dire allora che , per esempio, il mondo con il cielo, le stelle, il mare, il sole ecc ecc, proprio il mondo intero è la metafora di qualcosa?'”
Questa è la domanda che Troisi ne Il postino rivolgeva a Neruda Philip Noiret, oggi potremmo forse rispondergli che lui stesso è diventato metafora di un modo di fare arte che anche chi non lo ha conosciuto vuole imparare….e poi lo sanno tutti che bisogna ‘Provare , provare, provare, provare, provvvaaare, prooovaree!”