Due considerazioni due sull’ennesimo blockbuster dedicato alla saga (infinita) del brand, si brand Star Wars.
Gli Han Solo
Han Solo nella saga di Lucas rappresenta il cavaliere senza macchia e senza paura, di professione truffatore e ladro intergalattico. Dal 1977 il volto di Han Solo è quello di Harrison Ford.
Nel percorso che i produttori di Star Wars hanno tracciato per mantenere vivo l’interesse tra un episodio e l’altro (il prossimo uscirà nelle sale a dicembre 2019), hanno inserito questo film sulle gesta di Han Solo giovanissimo, prima di entrare nella leggenda. I fans più sfegatati (a migliaia compongono nel mondo le legioni ufficiali, sia white side, i buoni, i ribelli, sia dark side, le guardie imperiali e capi vari, prossimo raduno mondiale a Chicago, aprile 2019), ovviamente erano preoccupati su chi fosse chiamato ad interpretare un ruolo così centrale e fortemente iconico.
La scelta di Kathrine Kennedy (una delle poche donne potenti a Hollywood), è caduta su un ragazzo americano di origine finlandese, la cui pronuncia di cognome supera in difficoltà quella Matthew McConaughey, tale Alden Ehrenreich. Poco conosciuto come attore, ma che, ne siamo sicuri, dopo questo film farà carriera.
Le tribolazioni
Il film ha avuto vicende alterne a causa dell’abbandono della coppia di registi chiamata inizialmente a dirigerlo, che sentivano pesante la pressione della produzione. Il posto vacante è stato preso in corso d’opera da Ron Howard (e basta chiamarlo Ritchie Cunningham….! Quelli sotto i 30 non sanno neppure dove si trovi Milwakee).
La regia di Ron Howard
E il talentuoso Ron, reduce dallo scarso successo di Inferno (trilogia Dan Brown) e del precedente e sottovalutato “Moby Dick”, ha preso le redini in mano e ha confezionato un film gradevole, spensierato, di buon livello, di ottima fattura, lungo, ma lungo il giusto (cercate però una sala dove non venga interrotto a metà). Dal ritmo lievemente lento nella prima parte, decisamente più tirato nella seconda.
Ma Howard, pur avendo in mano una patata bollentissima, si è avvalso di un cast, in parte già in opera prima del suo arrivo, di altissimo livello, fatto raro nei film della saga che, solitamente, si avvalgono di interpreti semi sconosciuti (oggi come nel 1977). Per la serie “vieni a vedere il film non gli attori che lo interpretano”.
Il cast
In questo caso sceneggiatura e interpreti giocano sullo stesso piano. Oltre al già citato Alden, ottimo nei panni del giovane Solo, istruito benissimo nei movimenti alla Ford, tra gli interpreti troviamo il candidato all’Oscar 2018 (non protagonista per Tre Manifesti…) Woody Harrelson (ndr…che torni a fare True Detective insieme a McConaughey!!!). Emilia Clarke (dai sapete tutti chi è..). Lo strepitoso e simpaticissimo Danny Glover (dai anche questo sapete chi è…Atlanta…). Thandie Newton (anche questa su….Westworld). Paul Bettany (vecchia conoscenza di Howard, l’albino prete de Il codice da Vinci – pare si sia proposto lui per un ruolo – importante tra l’altro – del film quando ha saputo che ci sarebbe stato Howard), e, dagli ultimi episodi di Star Wars ritorna ad indossare i caldi panni di Chewbecca Jonas Suotamo.
No spoiler
No niente spoiler per carità. Però il manifesto del film, quello centrato su Solo e Chewbecca, da già parecchie indicazioni sullo sviluppo della storia. Tanto che avrebbero potuto intitolarlo “Solo e Chew…a Star Wars Story).
La storia di Solo secondo noi non finisce qui, per collegarsi al primo (pardon, quarto) episodio di Star Wars, manca un pezzo.
E chissà se quel pezzo è già un progetto. Non nell’immediato comunque, visto che il prossimo spin off della saga sarà su Obi One Khenobi le cui riprese, già stabilite inizieranno nel 2019.
E la storia stellare, dagli incassi stellari, continua